Il testo qua sotto è tratto dal blog Kelebek.
Non posso non riprodurlo interamente.
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Ieri, abbiamo segnalato le parole con cui Olmert spiegava la soluzione al solito problema della democrazia nel mondo arabo, che finisce sempre per esprimere ciò che vogliono gli arabi, e non ciò che vuole chi li vorrebbe dominare. Bisogna abolire non solo i governi che gli arabi si eleggono, ma meglio ancora, gli stessi governati che li votano.

Poniamo che le residue Brigate Rosse avessero ucciso un esponente di Forza Italia a Bologna alcuni mesi fa, e che l'allora primo ministro, Silvio Berlusconi avesse cosparso l'intera Emilia Romagna di volantini qualche ora dopo, ordinando che la popolazione evacuasse immediatamente le proprie case, abbandonando tutti i propri averi.

Poi, prima che tramontasse il sole, avesse sottoposto l'intera regione a un bombardamento da cielo e da terra, sparando sulle colonne di profughi e massacrando centinaia di emiliani, mentre le raffinerie esplose di Ravenna distruggevano per decenni la costa romagnola. E visto che c'era, Berlusconi avesse anche distrutto strade, ponti, Ipercoop e case del popolo di tutta la Toscana e l'Umbria.

Poniamo, poi, che dopo venti giorni di bombardamenti, e due giorni dopo la strage di 37 bambini in un villaggio dell'Appennino, Berlusconi si fosse presentato alle telecamere, con il suo storico sorriso, dicendo che, anche se non erano stati ancora presi i brigatisti ricercati, era comunque stato eliminato l'elettorato emiliano-romagnolo, e quindi Prodi avrebbe perso le elezioni.

Questo esempio è assolutamente assurdo. E questo è interessante, perché se tutti, automaticamente, sono d'accordo che qualcosa è assurdo, ci dice parecchio sul consenso della gente.

Perché è assurdo? Certo, ci sono problemi tecnici - Berlusconi non potrebbe disporre così delle forze armate, è ovvio. Ma chiunque si rende conto che c'è un altro problema, molto maggiore: una sequenza del genere è semplicemente impensabile.

Anche il più complottista degli antiberlusconiani, di quelli che temevano "colpi di stato" o dicevano che vivevamo in un "regime", non avrebbe mai potuto fantasticare qualcosa del genere. C'è un muro davanti all'immaginazione: non riusciamo nemmeno a immaginare in quale girone dell'inferno finirebbe Berlusconi, se davvero avesse eliminato l'elettorato dell'Emilia-Romagna.

E se Berlusconi comunque poteva apparire come un personaggio un po' pazzarello, nessuno potrebbe mai immaginarsi che gli Stati Uniti avrebbero fatto un ponte aereo per rifornirlo di armi, o che il Segretario di Stato americano avrebbe detto che si trattava delle "doglie di una nuova Italia che nasce", o che gli USA avrebbero bloccato ogni richiesta di cessate il fuoco alle Nazioni Unite, dicendo esplicitamente che Silvio aveva il diritto di completare la sua opera.

Inimmaginabile, poi sarebbe stato trovare i media di Londra o di Parigi divisi più o meno equamente tra sostenitori esaltati dell'azione di Berlusconi ("Le Brigate Rosse usano gli emiliani come scudi umani"), e critici.

Intendendo per critici quelli che scrivono, "Berlusconi ha il diritto di difendersi, ma proprio perché gli vogliamo bene, gli facciamo presente che rischia di offuscare l'immagine di Forza Italia, e di crearsi nuovi nemici tra gli emiliani sfollati".

Quando la stessa soluzione si applica, invece, a una popolazione non considerata "occidentale", tutto diventa improvvisamente non solo pensabile.

Non solo è pensabile: sta succedendo adesso. E se è tranquillamente possibile fare a una popolazione ritenuta diversa ciò che sarebbe inconcepibile nei confronti di una popolazione percepita come "nostra", vuol dire che è finito l'intero concetto di universalità.

E quindi di uguaglianza e di fratellanza. E quindi anche di libertà. E il genocidio, nelle sue tante forme, diventa perfettamente possibile.

Ma di fronte al genocidio, la resistenza non è solo un diritto. E' un dovere.

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