Vandalo "copxterminator", Via Gorizia MI 1992



Nella mia campagna per la difesa degli spazi occupati e, qui in particolare, della Casa Occupata di Via Gorizia (AKA Adrenaline, all'epoca), avevo messo un robottone armato di fianco alla porta sul lato verso la Darsena nel 1991.
L'anno successivo, il 1992, piazzai questo Terminator di fianco alla porta che da su Via Vigevano, affiancato da altri due robottoidi di Teatro, più in stile Metallo Urlante.
In molti mi dicevano bravo bravone ecchebeldisegno. Ma non era mio.
Era ripreso dalla copertina di un fumetto di Terminator disegnata da Simon Bisley (che lo disegnò molto meglio di me), che avevo adattato allo spazio sulla parete, di modo da avere un guardiano cattivello di fianco all'ingresso, che faceva il paio con la scritta minacciosetta anticops sopra.
Invece, proprio sopra la porta avevo scritto "House of the Whipcord".
Ora.
La "whipcord" è la parte finale e sottile della frusta, in particolare del cosidetto "gatto a nove code".
Insomma, era una frase che avrebbe avuto più senso all'ingresso di un dungeon per amanti del bondage e del S&M piuttosto che in quello di un C.S. o casa occupata.
Io l'avevo messa perché la prima incarnazione della S13 crew, dal 1989, si chiamava "Whip" (frusta) e... no, vabbé. L'ho scritta perché son sempre stato un cazzone che non sa resistere a fare una gag.
Per fortuna molti compagni e compagne dei centri sociali non sanno l'inglese, e quelli che lo sanno hanno il senso dell'umorismo.
Non mi cazziò nessuno.
Sarebbe stata una medaglietta da ribbelle mica male essere cazziato dalle femministe, ma la verità è che non se ne accorse nessuno/a.
O forse il piano sotto lo usavano davvero come dungeon, vai a sapere.

Lo feci il pomeriggio, durante la Festa dei Navigli se non ricordo male.
La sera avrebbero suonato gli Isola Posse All Stars (penso fosse la presentazione di "Passaparola", oppure  quella di "Sfida il Buio"... a ricordarsi!), ma prima di quel concerto Atomo, arrivato tardissimo come al solito, mi costrinse a finire le bonze avanzate (non poche) sul muro della Darsena, insieme a lui, nonno Xwarz e Dayaki, ma quella è un'altra storia peraltro non priva di spunti disdicevoli, che vi racconto un'altra volta.

Dopo qualche anno, comunque, robottoni e scritte varie furono coperti da altri pezzi e, infine, da un mosaico.

"Lontanamente ispirato a"

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