Shyla N "Zero Mostre", photobook MI 2021


Tra le cose che si sono azzerate, tra pandemia e lockdown, ci sono le mostre.
Cose di gallerie che vivevano sopratutto nei giorni d'inaugurazione, ma anche quelle mostre che usano spazi meno istituzionali e più stradaioli delle gallerie: locali, pub, spazi culturali, quella roba lì.
Tutti chiusi, tutti a casa. E quel fragilissimo ecosistema di spazi e gente non spinti da agenzie importanti e galleristi affermati è andato, se non a puttane, a leccarsi le ferite in attesa di vedere chi rialzerà la serranda.
Qualcuno come Shila Nicodemi (che mi fa strano chiamare nome e cognome, per me è sempre stata Scìla con l'accento sulla ì) non ce l'ha fatta a rimanere chiusa in un angolo, sarà l'allenamento da pugile, e da fotografa stradaiola ha fatto foto, iniziato progetti, collaborato con altri likeminded.
E fatto uscire diverse cose: il libro Greatest Hits nel 2020, e questo Zero Mostre ora.
Se il primo era un libro vero e proprio (anzi, tre), con editore, distributore e tutte le cose, questo è totalmente autoprodotto, dall'inizio alla fine, svilluppo e stampa delle foto, impaginazione, distribuzione (lo ordini personalmente a lei via Instagram e Facebook, solo 50 copie stampate, affrettatevi!).
Sottotitoli: "Foto per mostre mai viste - selezione per un gallerista scomparso - selezione per una home gallery che non mi ha mai convinta - selezione richiesta da una realtà editoriale mega hype, mai mandata".
E il booklet raccoglie in 48 pagine una selezione di cose, persone e particolari fotografati in giro, tra San Francisco, Milano, Toscana e altrove. Bar, palestre, case, rovine, automobili, pugli, gente che le dà e gente che le ha prese.
Nessuno spazio per immagini leccate e modaiole. This shit is real.
Ho fotografato alcune pagine con le sue foto per postarle qui, 3 immagini che per me sono particolarmente significative:
La copertina del libro perché i portasaponi di quel bagno fotografato sono uguali a quelle che avevo in bagno quando ero piccino.
Una foto di bombole, tolle di vernici, marker, martelli e cacciaviti, perché si.
E infine la serigrafia della Firehouse Kustom Rock Art Co. a Oakland, California.
Precisamente l'angolo dove lavorava un fratello comune che non c'è più: Ron Donovan (We'll meet up again, bro. Somewhere sometime).


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