Pret-a-portoni


Siamo nel 2022 e gli stilisti piazzano le tags sull'abbigliamento prêt-à-porter, che sarebbero i vestiti delle grandi marche di moda, ma fatti in serie, venduti a prezzi più contenuti di quelli di alta moda.
Ovvero il contentino per voi pezzenti wannabe, che non vi potrete permettere mai il Valentino da 15.000 euro per cui non avete né i soldi né il fisico, ma fate i buffi per qualche manciata di centoni, per prendervi la cinturina o il giubbottino o il borsello con il marchio famoso, pensando di swaggare, invece vi si legge ovunque "vorrei, ma non posso".
Tutto questo discorso per gisutificare il titolo del post e irridere gli schiavi dei marchi, non peraltro.
Che la tag sta bene con tutto, metallo, cemento e legno, figurati se non migliora la pacottiglia di esosi sartini per cafonazzi.
In foto, portone milanese, forse Navigli, forse Chinatown. Che sono le due zone dove i portoni sono ampiamentevergati in massa.
Panda, Dumbo Gees, Gans, Humen, Fayer, Stebo, Zeno e tutto quello che riuscite a leggere.
(foto: AM7)

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