L'estate del 1989 fu un estate calda a Milano. Non tanto per i venti di scirocco che portavano il caldo africano, quanto per lo sgombero del Leoncavallo, che portò nel cuore rosso di Lambrate centinaia di sbirri in assetto antisommossa, caschi, scudi, mitra e manganelli (e pure artificeri con la dinamite).
Ma non per me. Io, splendido 23enne, pur solidarizzando coi compagni ero in giro per l'Europa, in cerca di ciò che qualunque 23enne in interail cerca: birra, fumo e figa.
Inutile dire che se la birra scorreva a fiumi e il fumo saturava gli ambienti, la figa era decisamente scarsa. Certo, allora non avevo la classe e il fascino dello splendido 36enne che sono ora, oltretutto essere costantemente ubriachi e/o bolliti non sembrava esercitare estrema sensualità nei confronti delle donne...
il Grand Tour, della durata di 3 settimane comprendeva: Berlino per la birra, Munster per il contest di skate, Amsterdam per i tulipani, Londra per i dischi, Dublino per la Guinness, Parigi per riprendersi.
Ma questo è un blog musicale e non un diario di viaggio, quindi mi limiterò a svuotare la sacca delle cazzate solo su una tappa:


SHAM 69 - Melkweg - Amsterdam, agosto 98

Ad Amsterdam ci siamo andati io e mio cuggino. Ci siamo rimasto 4 giorni. Il tempo di affittare due biciclette e una camera in un motel dalla pulizia discutibile (basti pensare che nel letto, sopra al lenzuolo mettevo la stuoia e poi il sacco a pelo...), e ci siamo gettati nel coffee shop di fiducia.
Del resto dei 4 giorni ho ricordi molto vaghi, mi ricordo che la sera ci trovavamo al coffe shop con un paio di tedeschi, un paio di inglesi e un australiano conosciuti in loco con poche ma chiare regole: si mettevano in comune gli acquisti rimasti del giorno, si comprava un metro di birra a testa (un metro di birra sono circa sette medie) e come per magia il giorno dopo ci si svegliava verso mezzogiorno.
Ho vaghi ricordi di pedalate per i canali, una visita al Van Gogh Museum per dare una patina di intellettualità, un salto al tattoo shop di Hanky Panky, un pomeriggio in uno skatepark in cemento con conseguente sbrego sui pantaloni, cibo generalmente disgusto, ma sopratutto di un sabato sera dove dovevamo scegliere tra Jingo De lunch in un locale che non ricordo, Festival Hiphop al Paradiso e Sham 69 al Melkweg. Va da se che, dato il titolo di questo post, siamo andati a vedere i padri dell'oi!
Decisamente non è stato il migliore dei concerti che abbia visto.
Di spalla suonava un gruppo olandese che faceva il thrashcore che si usava all'epoca. Mi hanno talmente colpito che non ricordo nemmeno come si chiamavano, e non adesso che sono passati 13 anni, ma già 13 secondi dopo il concerto.
Nemmeno il resto del pubblico li gradiva. Già, il pubblico. Per la maggior parte erano giovani punks che non li avevano mai visti nei 10 anni precedenti, una decina di skin più o meno 18enni e una trentina di nazi pelati locali. In mezzo a loro si aggirava un pelato con maglietta dei Verde Bianco Rosso. Lo spettacolo era ridicolo. L'italiota cercava di fare amicizia con la feccia locale e nessuno se lo cagava, anzi quando si girava lo pigliavano pure per il culo. Comunque l'atmosfera non era delle migliori...
Poco dopo, sul palco salgono gli Sham sul palco e, orrore! Hanno una tastiera sul palco come nemmeno gli Wham! osavano.
Noi si aspettava una carrettata di vecchi pezzi, classici come "If the kids are united", "Borstal Breakout" e tutto il resto, ma Jimmy Pursey e soci attaccano una new wave disgustosa, che avrebbe fatto vergognare pure gli Human League.
Dopo il primo pezzo i miei coglioni, caduti dopo i primi accordi, rotolavano verso qualche canale in cerca di un pò di frescura. Li ritrovai il giorno dopo al Bulldog Cafè, dove erano andati a farsi un paio di birre.
Intanto neanche i nazi avevano apprezzato il nuovo corso degli Sham, e decisero di appropriarsi della tastiera tirandola giù dal palco. Naturalmente il fatto seguente fu un parapiglia tra i nazi, la band e la security del locale. Concerto fermo, tensione nell'aria e arrivo della sbirraglia nel giro di una manciata di minuti.
Dall'alto della gradinata dove mi ero sistemato per godermi lo spettacolo, vedo la seguente scena: corridoio di sbirri dal centro all'uscita del locale, manager della band che gira tra il pubblico indicando i partecipanti alla quasi rissa, poliziotta che segna sul block notes le generalità degli "indicati".
Tra gli indicati c'è anche, incredibilmente, il pirla con la maglietta VBR. Incredibilmente perchè al momento del festino dei bonehead era da tutt'altra parte. Gli indicano il corridoio di sbirri e lui ci si avvia orgoglione come se avesse appena vinto una poltrona al Reichstag. Dopo una mezzora di pausa il concerto riprende, e Jimmy, non contento di quello che è successo ci ribalta addosso una carriolata di niu ueiv marcissima. Alla 300esima richiesta di "If The Kids...", finalmente si decide a suonarla, seguita da "Borstal Breakout". E il concerto finisce qui.
Probabilmente uno dei concerti più pallosi che abbia mai visto in vita mia, a parte la rissa iniziale, ma la cosa più incredibile era il fatto che Jimmy Pursey sembrava infastidito dalle richieste dei pezzi storici. Voglio dire, nessuno dice che devi suonare per sempre gli stessi pezzi, ma se le tue nuove canzoni fanno incontestabilmente, irrevocabilmente, totalmente cagare, non puoi pretendere che il pubblico, che viene a vedere un gruppo che ha fatto la storia dell'oi e del punk, apprezzi delle canzoni mosce e pallose...
Per fortuna il concerto finì presto, per cui la tappa al solito coffee shop per calmare i movimenti intestinali divenne certezza e, dato il particolare stato di prostrazione con un metro e mezzo di birra. Sarà stato il metro e mezzo, oppure il venticello freddo della prima mattina olandese, oppure la pedalata verso il motel, oppure la musica di merda sentita prima, ma su un aiuola di piazza Dam ho sgollato tutte le bevute della serata.
Il giorno dopo, il giardiniere comunale si domandava il perchè della strana moria di tulipani.

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