Se nel corso di dicembre ho postato molto poco un motivo ci sarà, come già sa chi ha letto i vecchi post. A dire la verità ce n'è più d'uno, ma tra questi anche il fatto di aver fatto, finalmente, uscire il libro dei Firehouse Kustom Rock Art Co.: una coppia di artisti californiani specializzati nelle serigrafie di poster, sulle orme di gente come Rick Griffin, Victor Moscoso, Stanley Mouse, ecc.
Per chi non abbia idea di chi siano rimando ai link nella colonna a sinistra "firehouse" e "Gig Posters", nel primo trovate un pò di informazioni su di loro, mentre nel secondo, un archivio di poster di concerti, grazie a un motore di ricerca interno potete vedere almeno 200 loro opere.
Sottolineo il fatto che si tratta di serigrafie, cioè poster stampati a mano in tiratura limitata, non dei poster di concerti che sono attaccati sui muri delle città.


La genesi di questo libro non è stata delle più facili, non essendo Ron e Chuck (i 2 Firehouse) "protetti" da alcun gallerista, ma grazie a un pò di fortuna, di trattative a oltranza, di planning surreale e contratti degni di un concorso di poesia futurista, nonchè dell'usuale dotazione comune a tutti di "faccia come il culo", si è arrivati in porto.
Il libro esce cooprodotto da Coniglio Edizioni di Roma e Last Gasp di San Francisco, consta di un centinaio di pagine a colori e, se mi si permette un'obiettiva recensione, spacca il culo, everywhere.
Per la promozione del libro i nostri due califugees hanno fatto un tour europeo. Naturalmente, complici ritardi degli editori, dei grafici, degli stampatori, dei rilegatori, dei distributori ma incredibilmente nè mia nè di Marco Teatro, il libro è uscito un tot di giorni in ritardo, costringendo C&R a fare le prime date del tour solo con i posters, ma senza libro.
Per fortuna questo gli è successo in Belgio e Germania e non qui, provocando nel tour manager svizzero un discreto attacco di pessimismo e fastidio, degnamente rimbalzato dal usuale calma italiota, degna di un ufficio pubblico il giorno prima di un ponte, che io e Marco abbiamo saputo sfoggiare. Il libro è finalmente uscito giusto in tempo per le date italiane, da noi organizzate. La cosa, anche se allo svizzero potrebbe sembrare sospetta, è assolutamente casuale e non dipendente da noi, ma tant'è. Il tour ha inizio.
La prima data è alla Libreria dell'Immagine/Borsa del Fumetto, dove vendono alcuni libri e un tot di poster. Il pubblico della libreria è per la maggior parte composto da fan di manga e supereroi, ma ha anche una discreta selezione di libri e comix underground essendo il maggior importatore italiano della Last Gasp. A fine giornata una commessa metallara della libreria, con felpa dei Craddle of Filth e t-shirt degli Obituary si compra un poster del concerto di halloween dei Fleshtones, non senza lamentarsi dell'assenza di poster di gruppi metal. La mia obiezione inerente la presenza di poster di un poster dei Puddle of Mudd viene stoppata da un gelido "quello è un gruppo crossover". Mi rendo conto che, probabilmente, sarebbe come proporre a un crusty punk che cerca roba punk un disco dei Blink 182 o degli Offspring e taccio per decenza. In seguito, chiacchierando di concerti visti, i miei trascorsi di adolescente metallaro con presenza ai concerti di Saxon, Accept, Motorhead e Iron Maiden, nonchè qualche trascorso thrash sotto i palchi di Metallica, Testament, Metal Church, manciate di thrash bands italiane, ma sopratutto gli immensi Slayer mi fanno riguadagnare un pò di punti agli occhi della minorenne metallara. Punti relativi, perchè, come ogni metallara che si rispetti, la considerazione per chi ascolta punk e hardcore è, oggi come 20 anni fa, prossima allo zero.
Il giorno seguente siamo a Torino, allo Shock Club, ex-capannone industriale dismesso più o meno in quartiere Barriera di Milano.
Torino ha questa maglia quadrata di strade che tutti i torinesi considerano facilissima per orientarsi. Io che sono abituato alla ragnatela milanese e che se so che due strade vicine si allontanano tra di loro sto andando verso la periferia, se si avvicinano vado verso il centro e se curvo sto girando intorno, la presenza di incroci esclusivamente a 90 gradi mi confonde: dopo 3 o 4 svolte non so più dove sto andando e nemmeno da dove sono venuto.
Non aiuta nemmeno la presenza dei cartelli stradali, infatti la presenza di una tangenziale lontanissima dalla città sembra aver autorizzato il comune sabaudo a mettere frecce per Milano anche quando sei in direzione per Cuneo. Il fatto poi che la tangenziale di Torino sia più vicina al Frejus che alle rovine del Filadelfia, contribuisce al fatto che piuttosto di seguire le freccie verdi per l'autostrada preferisco girare agli incroci senza costrutto alcuno fino a quando, in modo completamente casuale, mi trovo in Corso Giulio Cesare. Da lì a Milano, sempre dritto. La cosa assurda è che dopo 5 minuti che sono in qualsiasi città sconosciuta del mondo mi riesco a orientare, mentre a Torino, pur andandoci almeno 4 o 5 volte all'anno negli ultimi 15 anni, mi perdo sempre.
Fortunatamente lo Shock Club è a una decina di minuti dall'ingresso a Torino e con solo un paio di svolte. Riesco quindi ad arrivarci abbastanza agevolmente.
Los americanos sono già al Club con Marco e Giampo ad attaccare i poster per la mostra, ma dato che sono le 9.00 pm e nè io nè monica abbiamo ancora cenato, ci fermiamo in una pizzeria / ristorante cinese. Già il fatto che sul menù fosse scritto che, a richiesta, la pizza potesse essere preparata fritta avrebbe dovuto farci imboccare direttamente la porta, ma complice la fame allucinante ci siamo fermati li.
La pizza era naturalmente terrificante, tanto che (mai successo in vita mia) ne ho lasciata li metà.
Una volta arrivati al Club ho cazzeggiato un pò con i locals che conoscevo, come Fabio di LaMini blog, che nel suo blog ha parlato della serata. In seguito è partita una serie di vodka lemon, con Giampo Motorfreaker, Turi Megazeppa, Astrosilva e Rhobbo Amici di Roland. Mancava solo Enrica Supervixen e poche/i altri e il quadretto psichedelico sarebbe stato perfetto.
Quando il mio livello alcoolico stava raggiungendo livelli consoni alla serata mi hanno fatto sapere che dovevo andare sul palco a tradurre gli americani.
Stendo un velo pietoso sul mio operato, ma ciò serva di lezione a chi mi chiede traduzioni simultanee professionali quando sono già al terzo bicchiere e l'inglese l'ho imparato sui testi dei gruppi punk.
Va detto che anche Chuck era già piuttosto "allegro", per cui non sembrava infastidito dalle mie traduzioni.
Beh, traduzioni è una parola grossa. Diciamo che lui diceva un tot di cose e io dicevo il cazzo che mi pare.
Verso le 2 di notte sono ripartito per Milano, dopo aver smaltito i fumi dell'alcool più impegnativi e bevuto un paio di Redbull disgustose ma capaci di tenermi sveglio fino a casa.
I due giorni seguenti Chuck & Ron sono andati a Bologna a Mondo BizzarroGallery e a Cremona. Io, causa lavoro, non li ho seguiti, ma Guasco ha fatto le mie veci non riportandoli nemmeno in albergo a Cremona la sera stessa, ma direttamente a Milano la mattina dopo.
Chuck mi ha confessato di essersi addormentato a Cremona davanti a un canale e di essersi risvegliato davanti alla darsena di Milano, mettendoci un buon 10 minuti a rendersi conto di non essere più nella stessa città.
Il sabato sera, al Leoncavallo, presentazione del libro, mostra di posters e concerto di Altro e Disco Drive per la concomitante festa per i 6 anni di Riot Records.
Parlando di Altro e Disco Drive, come non nominare persone conosciute nelle messageboards che frequento più spesso? Negli Altro "milita" il nick conosciuto come Qwerty, che oltre ad essere musicante si dimostra anche appassionato di comix avendo visitato l'HIU svariate volte, mentre dei Disco Drive saluto al bancone del bar il buon vecchio Ron Jeremy aka Mr.Love Boat aka "altro nick segreto (segreto di pulcinella, peraltro)" aka herr Pomini. Dalla locandina della serata leggo che i Disco Drive si presentano come "gruppo con ex componenti di loro stessi" (o qualcosa del genere). Cyco Miko mi spiega che la descrizione è voluta dal gruppo stesso che era stufo di sentirsi presentare come "ex componenti di ..... (loro vecchi gruppi più famosi)".
Mi rendo conto che Pomini, in quanto ex Fichissimi ed ex Encore Fou (tiè!), noti gruppi da superclassifica show, attorniato da orde di fans adoranti che dopo trent'anni gli chiedono di rifare "Gianni è un metallaro" senta così svilita la sua vena crativa attuale, ma questa "sindrome di Riccardo Fogli" la trovo lievemente sopra le righe.
Mi rendo anche conto che quanto scritto sia totalmente incomprensibile a tutti i lettori di I Don't Care! blog che non leggono Fastidis Mboard, ma me ne fotto.
Tornando ai Firehouse, la presentazione del libro va più che bene, c'è gente, loro vendono una 30ina di libri e ne danno in distribuzione una 10ina a Riot Records. Questa volta posticipo lo shot di rum dopo la presentazione, migliorndo sensibilmente le mie performances come traduttore, nonostante le critiche di qualche oxfordiano presente, che comunque non ha il coraggio di venire al tavolo, pigliare il microfono e fare lui il traduttore. i Firehouse vendono poster a pacchi e a fine serata mi confessano di essere ampiamente riusciti a coprire l'affitto del loro laboratorio per il mese che hanno passato in Europa.
Chiuso il banchetto si cazzeggia, e Chuck, la cui gradazione alcoolica non lascia dubbi, fa il cascamorto con la Margherita (barista del Leo), sotto gli occhi guardinghi del di lei pitbull.
La sera naturalmente finisce tardi, tra bottiglie di Rum Liberacion e birre cubane, il pitbull non interviene, la Marghe fa intuire tra i sorrisi il secco 2 di picche, Ron è in tono minore rispetto allo scorso maggio ma battute a doppio e triplo senso fioccano comunque, Cyco Miko è contento dei poster Riot in tiratura limitata, Mayo sbava sul poster dei Bad Brains ma davanti a un proibitivo "250 bucks" (era l'unica copia rimasta di un poster di 7 anni fa) opta per i "20 bucks" di un comunque ottimo Gangbang. Io scambio tenerezze con Monica come se fossimo due liceali nonostante abbiamo 66 anni in due, di cui la maggior parte miei.

Per finire, alcune note di servizio:
chi fosse interessato ad avere poster dei Firehouse può vederli su gigposter.com e richiederli a me (e-mail in alto), sono quasi tutti a 20 euro tranne due o tre più costosi e me ne hanno lasciati un centinaio di tipi dei 350 finora prodotti, e lo stesso vale per il libro (100 pagine a colori) "Eyesore", sempre a 20 euro.
Centri sociali e altri spazi interessati ad ospitare mostre dei poster dei due califoggiani possono contattare sempre me.
Se li avete persi in questi giorni e volete vedere i loro lavori, Chuck & Ron saranno di nuovo a Milano a metà maggio per la nona edizione dell'HIU.

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