Jack Cates: "Agli uomini che parlano tanto di donne non gli si alza nemmeno".
Reggie Hammond: "Io ho passato tre anni in prigione e il cazzo mi diventa duro anche con un po' di vento".
48 Ore - 48HRS (1982)

(continua dal post precedente)
 
Domenica mattina, all'appuntamento sulla Paullese eravamo lì.
Io stavo ancora smaltendo la risacca della sera prima a forza di caffè, mentre gli altri due non parlavano d'altro che del resto della giornata, scommettendo a vicenda su chi dei due avrebbe fatto il primo cum-shot.
Quando arrivò il furgone della produzione, un Ducato probabilmente proveniente da qualche cooperativa di muratori, a bordo c'erano già altre tre persone: una ragazza olandese, il tamarro e il troione.
Il troione aveva naturalmente un nome con l'h, da citofono di massaggiatrice, tipo Natasha, Deborah, e simili. Quando, scherzando, la chiamammo Carmelah, rise ma non ci rivolse la parola fino all'arrivo.
La ragazza olandese era abbastanza carina, niente di spettacolare, ma carina.
Subito pensammo a qualche nome tipo Ilsa, Inge o qualcosa di nordico. Si chiamava semplicemente Martine (Non molto olandese come nome ma seppi poi che il padre, ex-tennista, era un fan della Navratilova).
Aveva più o meno la nostra età, ma questo ce lo disse più tardi, perché non aprì bocca per tutto il viaggio.
Chi parlava continuamente era il tamarro, che si chiamava Nicola ma voleva che lo si chiamasse Nicky. Fu lui a dirci che le due donne erano specializzate in diversi campi.
Natashadeborahcarmelah era una professionista dell'anal: anal, double anal, fist fucking, double e triple play. Un curriculum di tutto rispetto.
Martine invece era specializzata nel bondage, che praticava nei club di Amsterdam. Ma nei suoi pur pochi anni di carriera da attrice aveva fatto sopratutto ruoli generici e la figurante in diversi wall-to-wall a basso costo.
Il set era un villone del lodigiano in perfetto stile barocco-brianzolo, di quelli partoriti da geometri con manie di grandezza che abbondano a nord di Milano. Qui eravamo a sud est, ma fa lo stesso.
L'arredo era pure peggio: mobili baroccheggianti laccati a bava di lumaca, divani, pouf e tendaggi erano un trionfo di tessuti leopardati, zebrati, rossi e oro, roba da far sembrare Roberto Cavalli un sobrio sartino di campagna.
I tecnici avevano preparato già tutto, avendo girato la maggior parte delle scene dei "dialoghi" il giorno precedente. I pavimenti erano percorsi da cavi e cavetti, le lampade circondavano i diversi set dove si sarebbero svolte le azioni: il divano leopardato del soggiorno, la cucina, il bagno (un terrificante mausoleo traboccante di marmi lucidi e specchi giganti) e, naturalmente la camera al piano di sopra, dove si sarebbe girato il gang bang.
ChiamatemiNicky ci presentò velocemente alla maggior parte della troupe come "le riserve".
Ahia.
Il regista sembrava John Stagliano con i capelli ossigenati. Dava ordini a destra e a manca e spiegava alcune cose agli attori principali, due tipi bassotti, sovrappeso e baffuti che sembravano una cattiva imitazione di Ron Jeremy (cattiva nel senso che non dimostravano di possederne le "doti").
Intanto Natashadeborahcarmelah e Martine erano andate a prepararsi.
Oddio, prepararsi.
Un pò di cerone sparso per togliere i riflessi di luce dalla pelle e i costumi di scena.
Natashadeborahcarmelah doveva girare per prima. Doveva interpretare la padrona della villa e girare per casa con una vestaglia che lasciava poco all'immaginazione. I bassotti facevano la parte dei camerieri che, provocati dalla lascivia della padrona, se la chiavavano in salotto.
Bisogna dire, però, che Natashadeborahcarmelah era una vera professionista nel suo campo: pronta a ogni posizione, sempre a favore della telecamera, mancava solo che si posizionasse le luci da sola e azionasse la telecamera, poi il film se lo poteva far da sola.
Comunque, al momento del double anal, abbandonai il set per andare al banco del catering a prendere un caffè. L'effetto di quello di mattina presto si era esaurito e vicino ai fari del set faceva un caldo allucinante.
Al catering, una sorpresa: Martine, in pausa prima della sua parte che avrebbero girato di li a un'ora, si stava bevendo un caffè vestita solo di una maglietta sformata dei BGK.
I Baltazaar Gerhardt Kommandos erano il mio gruppo punk olandese preferito, quasi una decina di anni prima. Cosa che gli dissi.
Sarà stato perché conoscevo i BGK o perché ero l'unico che gli aveva rivolto la parola in inglese, ma la vidi per la prima volta sorridere, e parlare.
Mi disse che aveva vissuto un po' di anni in uno squat ad Amsterdam negli anni 80, quando aveva iniziato a lavorare negli strip club del Red Light District, e aveva visto un bel po' di concerti all'Emma.
Si rivelò una persona simpatica, così passammo tutta l'ora a parlare di Amsterdam e di concerti. Io cercai di evitare di chiedergli che cazzo ci facesse qui, a girare un pornazzo italiano nel nulla della bassa lodigiana, ma fu lei a dirmi che dal punto di vista del lavoro non c'erano grandi differenze. In più gli avevano pagato il viaggio e l'albergo a Milano, dove poteva fare la turista la sera e nei giorni vuoti.
In realtà per questo genere di film non hai giorni vuoti, dato che vengono realizzati nel giro di pochissimi giorni se non ore, ma era stata presa per tre diversi film da girarsi nel giro di due settimane. Questo gli lasciava un tot di giorni liberi per sè.
Intanto era arrivato il turno di lavoro di Martine. Faceva la parte della nipote fricchettona di Natashadeborahcarmelah in vacanza dalla zia, con i cuginetti coetanei che la spiavano mentre faceva il bagno. I cugini, due 30enni palestrati vestiti da hippie 20enni fuori tempo, sarebbero entrati in bagno, lei avrebbe simulato imbarazzo e lieve resistenza e sarebbe partito un double play nella Jacuzzi.
Prima di andare sul set mi affidò la t-shirt dei BGK, che copriva una generosa quinta abbondante decorata da due capezzoli circondati da un'aureola delle dimensioni di una pizza.
Sono sempre stato un fan delle pizze abbondanti, quindi, mentalmente, applaudii.
La giornata sembrava migliorare.
Intanto i due quasi architetti giravano per i set come Pinocchio e Lucignolo nel paese dei balocchi, seguendosi tutte le scene che venivano girate e commentando sottovoce.
Arrivarono al banco catering quando Martine se n'era appena andata e, avendomi visto parlare con lei, volevano sapere come avevo fatto e tutto quello che ci eravamo detti.
Io me la cavai con qualche risposta generica che sembrò soddisfarli.
Loro mi chiesero che cosa avevo intenzione di fare: uno degli attori del gang bang non era ancora arrivato, quindi dovevano tenere una di noi riserve pronte.
Io gli dissi che gli accordi erano quelli del giorno prima. Loro, nel frattempo, si erano giocati a sorte chi doveva andare sul set.
Intanto arrivò Natashadeborahcarmelah, che si era restaurata dopo l'incursione dei bassotti.
Finita la scena del bagno arrivò l'ora della pausa pranzo.
Nessuno sembrava cagarsi Martine. Oddio, la guardavano in molti, ma nessuno sembrava in grado di sostenere un dialogo in inglese, men che meno in olandese.
Venne al mio tavolo e gli restituii la maglietta, lei si sedette con me e i due compagni di corso. Io glie li presentai ma sembravano incapaci di andare oltre un "nice to meet you", così Martine continuò a parlare con me. Si parlò di Amsterdam, di Milano, di un po' di tutto.
Mi chiese cosa ci facevo lì, e se avevo già fatto film anch'io.
Gli risposi che non avevo mai fatto film, che quella era la prima volta che visitavo un set e gli raccontai tutta la storia, che ero una riserva, ma che non sarei stato capace di salire sul set e di fare quello che in questi film si deve fare.
Gli raccontai la storia del parlare in pubblico, e lei mi disse che il trucco è lo stesso.
Quando stai parlando in pubblico la cosa migliore è focalizzare la vista su una persona sola in mezzo a quelle che ti stanno di fronte e "parlare solo con lei". Questo ti evita di guardare migliaia di occhi e di andare in panico.
Allo stesso modo, quando sei sul set devi focalizzarti su un punto del tuo corpo, di quello del partner, della stanza, e pensare a quello, dimenticandoti di tecnici, registi e persone attorno al set.
Come se fosse facile.
Martine era rilassata, almeno molto di più di quanto lo fosse stata la mattina sul furgone. Mi disse che la giornata non era stata pesante e che, rispetto ai film a cui aveva preso parte in Olanda, qui si lavorava più lentamente e con più calma.
Sarebbe ritornata sul set solo per la scena finale del gang bang, tre attrici con tre-quattro uomini a testa, quindi decise di andare nella camera che faceva da magazzino e camerino a riposarsi un po'.
Il resto della troupe chiacchierava. Come ci aveva detto ChiamatemiNicky, i due bassotti erano seduti nudi a cazzo moscio, a leggersi la gazzetta dello sport il primo, a guardare in televisione Domenica In l'altro.
Io andai con i due colleghi alla cucina, dove il copione prevedeva il maggiordomo della signora che si scopava la cuoca/cameriera tra i fornelli.
La scena iniziava con la cuoca china sul tavolo a impastare acqua, farina e uova.
Il maggiordomo gli arrivava alle spalle, notava che sotto la minigonna non aveva le mutande e se la scopava doggy style.
La cuoca aveva due tette enormi strizzate in un vestitino nero da cameriera, che sbattevano ripetutamente sul tavolo pieno di farina. Inizialmente il "copione" prevedeva che le tettone sbattendo sul tavolo avrebbero dovuto mischiare l'impasto in modo d'avere la pasta pronta alla fine della pecorina, ma le nuvole di farina che si sollevavano resero la cosa improponibile pure per l'assurda trama di un pornazzo.
Si continuò con il maggiordomo che ruppe un uovo sul culo della tettona prima di partire con un anal, con ripresa dal basso, sotto un piano di vetro su cui sgocciolava l'albume e l'uovo sbattuto.
La scena continuava con un pompino davanti al forno, da dove la cuoca aveva estratto la teglia con il tacchino ripieno, e si concludeva con il maggiordomo che si staccava, per finire sborrando nel tacchino ripieno, facendone colare il contenuto in bocca alla cuoca sfinita.
Vissani, probabilmente, non avrebbe approvato.
Meno male che la scena l'avevano girata dopo pranzo, se no avrei guardato con sospetto il contenuto dei panini...
Intanto, quello che non doveva succedere, successe.
Uno dei due "cuginetti", camminando nudo per il set, aveva calpestato il gancetto di una cinghia delle casse dei service, aprendosi un taglio sotto il piede.
Niente di grave, ma necessitava di un medico per un paio di punti di sutura al piede.
I due compagni di corso erano, qundi, scritturati. Avrebbero entrambi partecipato al film.
Ora che la loro partecipazione sembrava certa, erano piuttosto tesi.
Il primo già da un po' sapeva che avrebbe dovuto partecipare ed era più o meno pronto, l'altro era agitatissimo.
Nel giro di mezz'ora dovevano essere pronti per il gang bang nella camera da letto.
La scena prevedeva Natashadeborahcarmelah, la padrona di casa, dormiente nell'enorme lettone e l'arrivo della cameriera tettona, che comincia a fare le pulizie spolverando in giro con il piumino.
La padrona geme e si struscia simulando un sogno erotico, si sveglia e inizia una scena lesbo con la cameriera.
Di seguito arrivano i due bassotti camerieri e il maggiordomo che si gettano nella mischia, nemmeno fossero gli All Blacks in zona meta.
Intanto, la nipotina è in soggiorno a giocare a Risiko con i cuginetti hippies. La modifica al copione divenne, quindi, la nipotina che gioca a Risiko con un cuginetto e due amichetti nuovi di passaggio, così senza tante spiegazioni. Tanto la sceneggiatura non ne avrebbe risentito.
Voglio dire, già ci sono degli hippies che giocano a Risiko, chi vuoi che si preoccupi dei personaggi.
A quel punto i giovani hippies si accorgono dei rumori e gemiti provenienti dal piano di sopra, e vanno a vedere. Arrivati nella camera assistono perplessi alle evoluzioni dei cinque, finché decidono di buttarsi nella mischia.
Il lettone, pur grosso, fatica a contenere i nove partecipanti.
Improvvisamente il regista da lo stop.
Il compagno di corso ce l'ha assolutamente, inesorabilmente, incontestabilmente moscio. Di più.
Sembra che abbia fatto una doccia gelata.
Sembra la testa di una tartaruga timida.
Ha la faccia paonazza dall'imbarazzo.
Dopo poco, quando tutti sono girati a constatare la sua "situazione", all'improvviso impallidisce e sviene. Viene portato giù in soggiorno per riprendersi.
Oh.
Il regista sta guardando me.
ChiamatemiNicky sta guardando me.
Natashadeborahcarmelah sta guardando me.
I bassotti, il maggiordomo, la cameriera tettona, i tecnici delle luci e quelli delle riprese stavano guardando, cazzo, me.
Pure Martine guardava me. Solo quando il regista m'impose un quarto d'ora di tempo per prepararmi, scoppiò a ridere.
Io cercai di dire che, mi spiace, ma me ne sarei andato. Rinunciavo alle 100 carte senza problemi, ma niente da fare. Non avevo mai chiavato in pubblico, e non l'avrei fatto ora.
Che qui non ci volevo nemmeno venire e l'avevo fatto solo per i due che erano con me. Dissi pure che, se ci avessi provato, avrei fatto la stessa figura del mio compagno di corso spetasciato sul divano con un panno umido in testa.
ChiamatemiNicky disse che avevano un budget strozzato, non potevano permettersi un altro giorno di riprese, di affitto dei services, di paga per attori e tecnici. Dovevano finire quel giorno. Già, per un vero gang bang avrebbero dovuto esserci almeno una dozzina di uomini e ne avevano la metà (me compreso), se poi si trovavano con cinque uomini e tre donne sarebbe venuta fuori una stronzata.
Nessuno aveva voglia di stare lì, gratis, per un giorno in più.
Capitolai.
Ma dissi: "Se non ce la faccio vi arrangiate!"
Non ero un attore, quindi la cosa sembrò accettabile a tutti.
Il regista mi disse di non preoccuparmi, che non sarei stato inquadrato a figura intera, che una volta montato il film nessuno mi avrebbe riconosciuto, che se ce la facevo avrebbero, al massimo, utilizzato riprese "localizzate".
Un quarto d'ora. Giusto il tempo per mettere il vestito da fricchettone farlocco con una maglietta dei Grateful Dead.
Martine si avvicinò che stava ancora ridendo, ma mi disse di tranquillizzarmi, di calmarmi e di ricordarmi i consigli che mi aveva dato prima.
Si, fottutamente facile a dirsi...
Comunque, passato il quarto d'ora, ero pronto per sedermi in soggiorno a giocare a Risiko.
Tutti erano un po' tesi e armeggiavano tra i set. Io, pure, ero teso.
"CITA - KAMCHATKA CON 3 ARMATE!" urlai, impugnando i dadi, appena seduto davanti al tavolo del Risiko, nel mio vestito frikkettone con i pantaloni a zampa e una parrucca afro da Superfly TNT.
I presenti scoppiarono tutti a ridere.
Meno il regista, che probabilmente aveva assai meno senso dell'umorismo di John Stagliano, e ChiamatemiNicky, che evidentemente doveva ancora finire di pagare il Rolex e la chincaglieria tamarra che indossava.
Ok, avevo fatto il battutone. A ridere e a far ridere non ho mai avuto problemi. Ma questo non era un film comico. Qui dovevo tirare fuori i coglioni, e non in senso figurato.
Facile a dirsi, non è che ci s'attizza a comando. Se c'è una situazione in cui si sgonfia il più proteso degli obelischi è quando sei in imbarazzo. E io, senza dubbio, lo ero.
Intanto in camera avevano ricominciato le riprese.
Noi eravamo sul divano, davanti al Risiko. Martine cominciò a parlarmi del più e del meno, dicendomi sottovoce che ci pensava lei. Parlava e intanto mi accarezzava la coscia.
Nonostante la tensione, qualcosa cominciava a muoversi tra le pieghe dei pantaloni a zampa.
La camicietta finto nepalese era slacciata al punto giusto, però. E quando Martine si girò ulteriormente la comparsa di quell'enorme pizza a pochi centrimetri dalla mia faccia completò l'opera.
La pressione sotto la sua mano gli fece capire di aver concluso positivamente la sessione di training psicologico. Sorrise.
Toccava a noi.
Rumori e gemiti.
Scale.
Ingresso in camera.
Ammucchiata.
Sguardi perplessi.
Via i vestiti.
E qui si vedeva la differenza tra dilettanti e professionisti: mentre Martine e il "cuginetto" erano già nudi e pronti all'azione, io e l'altro ragazzo stavamo ancora combattendo con le cerniere lampo dei pantaloni a zampa.
Marine mi indicò il fianco.
Chiusura laterale con velcro.
Doh.
Un classico da strip. Scemo io a non aver controllato.
Una volta nudi improvvisai uno stage diving sul materasso. Il contraccolpo scosse tutta l'ammucchiata, che mi avrebbe collettivamente sfanculato, se non fosse che il regista sembrava fregarsene dell'improvviso sussulto e non aveva dato nessuno stop.
Martine partì subito da me con una spagnola, dato che l'oggetto che avevo scelto per focalizzare la mia attenzione sembravano essere le sue pizze.
Quello che ci voleva per farmi mantenere una "solida" concentrazione.
Il seguito prevedeva un pompino, mentre qualcuno la prendeva da dietro.
Nel frattempo gli altri attori ci davano dentro con encomiabile impegno, esibendosi nelle posizioni cinematograficamente più apprezzate.
Doppie e triple, rotazioni di partner. Tutto sembrava andare bene. L'erezione, incredibilmente permaneva. Solo il contatto di sfuggita con le schiene pelose dei bassotti di fianco a me mi rabbrividiva, ma bastava tener d'occhio il loro ritmo per evitarli.
Natashadeborahcarmelah era impegnata in un double pussy con un bassotto e il maggiordomo, mentre la cameriera schiaffeggiava con le sue tettone l'altro bassotto.
Martine spinse giù il "cuginetto" per un reverse cowgirl senza perdere il ritmo mentre mi spompinava. Da oscar.
Io cominciavo a non capire più niente.
Natashadeborahcarmelah si sedette in faccia al "cuginetto", chinandosi per un anilingus a Martine.
Ugh.
Io non ce lo vorrei in faccia qualcosa dove stavano i cazzi sudaticci dei due bassotti.
Questo lavoro non fa per me.
Le riprese continuavano a rotazione, saltando da un lato all'altro dell'azione. Nei brevi momenti d'interruzione quando sentivano avvicinarsi il momento dell'eiaculazione, i bassotti estraevano il cazzo e si davano degli schiaffetti sulla minchia, per mantenere l'erezione e ritardare la sburrata. Professionisti.
Io facevo il possibile per sfuggire Natashadeborahcarmelah quando la sentivo avvicinarsi.
Correre il rischio di avere a che fare con quelle due voragini mi faceva più paura che al Capitano Kirk affrontare un buco nero.
Quando però mi trovai davanti il culone della cameriera il regista mi ordinò di attaccarmici come un pastore alla sua ultima pecora.
Va bene essere lì per fare numero, però la paga dovevo guadagnarla.
In effetti - pensai - ho lavorato due settimane da Mc Donald. Quindi sono stato in un posto più lercio e con una paga certamente minore.
Cominciai pure a darci dentro, anche se la posizione non era delle migliori e il regista si lamentava per la difficile inquadratura.
Mi sostituì il maggiordomo, mentre mi davano qualcosa per pulirmi.
Intanto il compagno di corso era venuto, sborrando sulla schiena di Natashadeborahcarmelah, ma sopratutto sul cuscino, che venne bellamente voltato.
Io fui il secondo, per fortuna sulle superbe pizze di Martine. Le si mise a canticchiare sottovoce un pezzo dei Jingo De Lunch mentre mi guardava facendo la faccetta contrariata, e io sparai lo sparabile. Non era un gran ché, quindi un assistente le spruzzò un pò di liquido apposito sul petto per simulare una copiosa eiaculazione, mentre io mi accasciavo sul pavimento come un materassino sgonfio.
Di seguito arrivò il turno degli altri.
Mancavano solo il bassotto e il maggiordomo, ma il regista aveva girato abbastanza.
Usarono di nuovo il liquido per una sburra simulata e fermarono le riprese.
ChiamatemiNicky ci disse che, probabilmente, le nostre scene sarebbero state in gran parte tagliate, dato che coprivamo troppo spesso la visuale alla macchina da presa, ma qualcosa avrebbero tenuto, probabilmente per il circuito degli amatoriali.

Natashadeborahcarmelah, che in fondo era una persona gentile, ci disse che per essere stata la nostra prima volta non era andata malissimo, che tutti gli attori al primo film fanno errori, che la prossima volta sarebbe andata meglio.
Io gli dissi che non credevo ci sarebbe stata mai una prossima volta.
Il regista, che passava in quel momento concluse con un perentorio: "meglio, perché avete fatto cagare".
Martine rise, e ci disse di muoverci a fare la doccia che ce ne dovevamo andare.
Tempo 10 minuti ed eravamo sul furgone, in direzione Paullese. Giunti al parcheggio ChiamatemiNicky ci diede la paga giornaliera e ci salutammo.
Arrivato a casa svuotai lo zainetto e ci trovai dentro la maglietta dei BGK, con un biglietto che riportava un indirizzo di Konkurel Straat e un numero di telefono.

Mancava un mese ad agosto e in tasca avevo qualche biglietto da 100 carte in più.
Il disco degli Agnostic, fino a settembre, poteva aspettare?
 

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