DEE DEE RAMONE Tunnel Milano 22 marzo 2001
I Ramones li scoprii nel 1980. Furono i primi punkrocker americani
che ascoltai, dopo tutte le punk bands inglesi del 77.
Non feci
intempo a vederli al Palalido nel 1980 perché tredicenne, e nemmeno
al Rolling Stone nel 1981 per il tuor di Pleasant Dreams (ma di
questo concerto ho ancora il manifesto in cantina, da qualche
parte!). Li vidi qualche anno dopo, in una delle varie date italiane
dei loro millemila tour. Li vidi pure all’ultimo tour mondiale, al
Platrussardi il 22 gennaio 1996.
Bene o male sono stati una
costante nei miei ascolti da sempre. Magari puoi non essere un loro
fan, ma i Ramones li ascoltano tutti, dai. Pure quelli che dicono di
no.
Per cui, quando mi chiesero di fare la security al concerto
di Dee Dee Ramone, nel marzo 2001, lo feci volentieri, che stare a un
concerto dove qualche Ramone suona pezzi dei Ramones non è il
peggiore dei lavori.
Dee Dee era messo male.
Me lo ricordo seduto
sulla panchina della fermata del bus di fronte al Tunnel, muto, per
mezz'ora almeno.
Aveva i capelli a caschetto da Ramone, ma
ossigenati. Sembrava il comandante Straker della serie UFO, se non
fosse che era gonfio di psicofarmaci e metadone.
Rimase lì a
guardarsi i piedi a lungo, poi si avvicinò per chiederci dove poteva
comprare dell'eroina.
Eravamo intorno alla
Stazione Centrale... praticamente ovunque. Ma non glie lo abbiamo
detto.
Non l'ha trovata, per fortuna.
Cazzo, com’era messo male. Aveva l’aria di quello che sarebbe collassato dopo due pezzi, se l’avesse trovata, probabilmente sul palco non ci sarebbe arrivato nemmeno.
Invece salì e fece
un concerto di un ora e passa a martello.
Molti pezzi dei
Ramones, qualche cover, qualcuno suo.
Io stavo davanti,
tra le barriere e il palco. L’occupazione lavorativa consisteva nel
prendere al volo quelli che si lanciavano sulla gente, per evitare
che si sfasciassero contro lo spigolo del palco o contro le spie, e
accompagnarli a lato.
Intanto Dee Dee macinava pezzi su
pezzi.
Intanto io cercavo di evitare quelli che si lanciavano a
piedi in avanti. Stronzi.
Rispetto ai concerti accacì a cui ero
abituato, i Ramones avevano una fanbase molto più ampia, compreso
teenagers giovanissimi.
Sotto il palco per tutto il concerto c’erano due tipe, al massimo 15enni, che urlavano DEEDEE DEEDEE DEEDEE DEEDEE DEEDEE DEEDEE ininterrottamente.
A fine concerto mi chiesero se potevano farsi autografare i dischi dal Ramone biondo. Quelli del entourage di DeeDee, le stavano guardando con facce di cazzo da schiaffi a due mani, fecero segno di farle passare.
Le accompagnai nel
backstage, dove DeeDee stava seduto sudato sulla sedia, con la faccia
di legno, e l’unica cosa che avrebbe veramente voluto in quel
momento era lontana dalle sue vene.
Le ragazzine gli parlavano
con inglese scolastico “chen iu sign dis record, DiDi?”, mentre
lui scriveva DeeDee e simboli cuneiformi sumeri o assiro babilonesi
sui dischi e mugugnava consonanti casuali.
Gli stronzi che
accompagnavano il gruppo in tour mi fecero segno che potevo anche
andare.
“Hanno 15 anni, me ne vado quando escono loro.
Merde”.
Risatine.
Coglioni.
Poi sono partiti per l'albergo e non li ho visti più.
Poi Dee Dee è morto.
E Joey. E
Johnny.
Fine.
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