La vita, l'universo e tutto il resto da dietro il tavolo di una distribuzione DIY
La prima volta in cui ho avuto a che fare con il cosidetto circuito DIY, con le autoproduzioni, con le piccole distro, ecc. fu durante i circa 30 concerti che vidi nell'85 al Virus di Viale Piave. Appena dopo la cassa, addossati alla parete sinistra dello stretto e lungo spazio per i concerti, stavano i 2-3 tavoli delle distro. Se non ricordo male, c'erano la Virus Diffusioni, tenuta da Filopat, Cristina e Fabione, la Chaos Produzioni di Gianmario Wretched, qualche volta Stiv TVOR con uno scatolone appena arrivato dagli USA, più i tavoli dei gruppi ospiti.
Lì ho preso tutti i primi 7"ep di hc italiano: Negazione, Wretched, Declino, CCM, Bloody Riot, I Refuse It, Peggio Punx, Crash Box e tutto il resto.
E sempre lì non mi sono cagato un botto di dischi che adesso farebbero sbavare qualunque collezionista.
Un esempio? Stiv che si presenta con una decina di copie del secondo 7"ep dei Minor Threat, io prendo in mano una copia, me la guardo, guardo il prezzo (addirittura 5.000 lire!) e lo metto giù.
Che cazzo, con gli stessi soldi mi potevo prendere due dischi della Attack o tre dei Wretched!
E poi erano americani, e io all'epoca volevo sostenere la scena locale. Che ne sapevo che 18 anni dopo, per quel vinile, ci sarebbe stata gente disposta a pagare centinaia di euri su e-bay? Ma tanto, l'avessi preso non l'avrei venduto comunque.
Probabilmente avrò preso "Finirà Mai?" dei Wretched, il demo dei Blaxfema o "Corri nel sangue dei tuoi nemici" dei Kobra.
Nello stesso periodo, 85/86, quelli della Virus Diffusioni occuparono un negozio in Via Orti, per aprire la prima distro su strada. Il primo negozio dedicato esclusivamente alle autoproduzioni e al punk hc, che ebbe il dubbio onore di distribuire il primo fotocopiato numero di I Don't Care!.
Quella gestione della Virus Diffusioni andò avanti ancora per un anno, ma dopo l'abbandono della scena del nucleo originario proveniente da Correggio e in seguito all'occupazione del nuovo Virus di Piazza Bonomelli, la gestione passò a Paolone, la Natalie e qualcun'altro.
Io ero lì abbastanza spesso, per fare incetta di vinili, broccolare (con risultati, peraltro, pressoché nulli) e cazzeggiare. Oltretutto stavo facendo uscire il secondo numero di I Don't Care! zine.
Dopo qualche tempo la Natalie, che faceva l'università di Scienze Naturali (o biologia, o qualcosa del genere), si fece vedere sempre meno.
Fu così che Paolone mi chiese se volevo entrare nella gestione della distro.
Dal punto di vista del bilancio l'inizio fu una cosa disastrosa: le vecchie gestioni avevano lasciato debiti dappertutto, non c'era un registro del materiale in conto vendita, molti dei vecchi collaboratori prendevano dischi a credito e poi si dimenticavano di saldare.
Più di una volta mi capitò gente in negozio che voleva i soldi dei propri dischi in conto vendita che io non avevo nemmeno mai visto. O anche la Southern Mailorder di Londra che non voleva spedirmi l'ordine se non avessi saldato debiti di 2 anni prima che non avevo fatto io.
Alla fine riuscii a riorganizzare alla meglio la distro e a far girare materiale di nuovo: Stiv mi lasciava in conto vendita il 90% dei dischi che gli arrivavano, lo stesso faceva Gianmario con i suoi scambi, inoltre i gruppi che arrivavano per suonare a Milano lasciavano sempre qualcosa.
Posso dire che fino a quando ho tenuto io la Virus Diffusioni non ho mai lasciato un debito in sospeso (beh, uno si. Ma non perché non avessi i suoi soldi... è che quello meritava l'inculata, ma questo è un altro discorso).
Nel frattempo Paolone cominciò ad occuparsi dell'organizzazione concerti, insieme a Stiv e me.
Quel periodo (tra 86, 87 e 88) fu uno dei più attivi. Prima di tutto per diverse ragazze (ma non in contemporanea, eh? che sono persona seria! ehm, vabbè...) che, incredibilmente, non adoperavano l'usuale due di picche, ma anche per una sequenza di concerti da noi organizzati, sopratutto al Leoncavallo, sotto la dicitura "Tvor, I Don't Care, Tattoo Contingent e Shock Treatment, presentano" che comprese No Fx, Accused, Negazione, No Means No, Scream, Upset Noise, Verbal Abuse, Instigators, Toxic Reasons, Zero Boys, D.O.A., Verbal Assault, RKL, Messiah, Ludichrist, Youth Of Today, Jester Beast, Fugazi, Fire Party, Kina, Rabid Duck e molti altri. Per molti di questi gruppi fu la prima volta che suonavano in Italia e, prima o poi, saranno oggetto di appositi post...
L'organizzazione funzionava così: Stiv aveva i contatti con i gruppi, io e Paolone (beh sopratutto Paolone) ci smazzavamo le riunioni organizzative del vecchio Leoncavallo per proporre il concerto e capire la motivazione politica per cui il concerto sarebbe stato accettato (cose da vecchia Autonomia Operaia tipo "a sostegno della lotta del popolo palestinese", "per i compagni irlandesi in prigione", "per l'autodeterminazione del popolo basco", "contro il caro-concerti", "si alla liberazione del caprone cosacco", "il pinguino, questo sconosciuto"), Stiv faceva la locandina e la portava dallo stampatore, io ritiravo i poster stampati e mi facevo un primo giro dei negozi ad attacchinare con il nastro adesivo, io e Paolone ci facevano un giro di attacchinaggio a colla qualche giorno prima del concerto, la sera del concerto montavamo l'impianto, Paolone faceva i suoni e io tenevo la distro.
Così per un tot di concerti, poi si collaborò con il collettivo dei gruppi delle sale prova del Leo.
A quell'epoca lasciammo il negozio di Via Orti per occuparne uno in Via Torricelli, di fianco al Circolo anarchico omonimo, dove è tuttora il Tattoo Shop di Danielino.
Tra 87 e 88 I Don't Care! cambiò nome in Welcome To The Thrasher Dome, diventando un foglio mensile gratuito di 4 pagine, distribuito anche all'estero e stampato in 500/1000 copie.
Grazie a WTTTD ero in contatto con decine di gruppi, e cominciai a produrre demo di gruppi e compilation su cassetta.
Il primo fu il demo dei Rabid Duck, gruppo accacì di Ravenna, il cui cantante Andrea, trasferitosi a Bologna, diventò Deda con gli Isola Posse All Star e poi Sangue Misto.
In seguito feci diverse compilation tapes insieme al cantante dei Dissent (semisconosciuto gruppo di Rapid City - South Dakota, oltre a qualche altro demo.
Le ultime produzioni, prima della fine di WTTTD, furono la ristampa su due cassette di tutto il materiale dei Wretched in collaborazione con Gianmario e la sua Chaos Prod., oltre al demo dei thrasher milanesi Extrema, che rimase il best seller con le sue 700 copie vendute.
La scena hc dell'epoca, ridotta ai minimi termini, comprendeva pochissimi gruppi: Creepshow, Hide Out, Maze, Rabid Duck, qualche reduce di tempi migliori tipo Kina, qualche nuovo gruppo che durò lo spazio di pochi concerti. Pochissime label, dalle storiche TVOR e Blu Bus alle nuove Mister X, Green e SOA.
Non c'è da stupirsi, quindi, se la Virus Diffusioni non funzionava più. La gente che ascoltava hc era quasi scomparsa, la nuova sede attirava più gente in cerca di tatuaggi che di musica veloce. Oltretutto Stiv aveva rilevato Zab dal vecchio proprietario aprendo il suo negozio e molti altri negozi avevano nutriti cataloghi di hc.
Oltretutto, nello stesso periodo avevo cominciato a graffitare, e le notti per strada a bombardare non si conciliavano con un negozio da gestire con scarsissime entrate e gli esami da dare in università.
Fu così che l'anno successivo uscii da Via Torricelli per aprire con Teatro e qualche altro transfugo del Virus di Piazza Bonomelli (già sgomberato da tempo), la Whip Anarcotrafficantes Diffusioni.
Era un collettivo di amici composto da una decina di persone, cosa che permetteva più turni, impegnando un paio di giorni a testa per l'apertura.
L'attitudine era punk-anarchica, come eravamo sempre stati, ma sempre PRIMA punk e POI anarchica. Cosa che ci procurò spesso la diffidenza da parte sia dei c.s. autonomi che di quelli anarcointegralisti (con le dovute eccezioni personali di gente che lavorava in queste diverse strutture, ma mantenendo in uso il cervello).
La prima sede della Whip fu in Via Savona 13 (da qui il nome della mia crew di writers S13 e il tatuaggio che alcuni di noi portano sulla pelle) e quell'indirizzo vide la nostra presenza per un paio d'anni, riuscendo bene o male a tenere vivo quel poco di scena che ancora esisteva, che al sabato non aveva altra meta che il negozio di Stiv o la Whip, fino all'apertura del T28 di Corrado, in Via dei Transiti.
Nei due anni in Savona Street riuscimmo a fare diverse cose, tra cui qualche concerto, la collaborazione con El Paso e altre realtà per il bootleg dei Mano Negra, partecipazioni alla produzione di qualche cd vario e, data la nascita del famigerato periodo delle "posse", della cassetta "Notte di rime dirette", una delle prime produzioni più o meno rap dell'epoca.
Dopo due anni e dopo vari scontri più o meno duri con il proprietario del negozio ci trovammo ancora per strada, costretti ai soli banchetti ai concerti.
In quel periodo incontravo spesso un amico in università che faceva parte del Laboratorio Anarchico di Via De Amicis, il quale, sapendo della nostra ricerca di una sede per la distro, ci disse di provare a proporre la cosa all'assemblea.
Con il Laboratorio non avevamo mai avuto molti rapporti. Il fatto è che per noi il fatto di essere punk/hc veniva molto prima di essere anarchici. Per loro, evidentemente, no. Anzi, punk/hc, per quanto mi riguarda, come c.s. non lo sono mai stati.
L'assemblea andò nella seguente maniera: noi raccontammo la nostra storia, chiedemmo uno spazio dove aprire la distribuzione e offrimmo collaborazione per le diverse attività. Insomma, non chiedevamo uno spazietto per farci i cazzi nostri ma volevamo collaborare con il centro.
La risposta fu, nell'ordine: approvazione da parte dell'amico di cui sopra, silenzio del resto dell'assemblea e "discorso" del capo.
Che il baffuto capetto fosse una persona "difficile" è un eufemismo che uso a posteriori, ora che sono passati 13 anni, e penso nessuno sia in grado di usare un termine più leggero (pezzo demmerda sarebbe più consono).
Il Capo del Laboratorio (già, ne servi ne padroni un par de cazzi!) ci urlò in faccia una valanga di deliri da psicopatico (cosa che probabilmente era) e ci disse che era troppo comodo scroccare gli spazi a loro e che se volevamo un posto ce lo dovevamo occupare.
Ora, la situazione degenerò velocemente, dato che il nostro variegato gruppo veniva da decine di occupazioni diverse, di case, di spazi sociali, di unversità. Lascio perdere come continuò l'assemblea..
Il saluto a vaffanculo s'impose sul vergognoso silenzio e le mezze frasi del resto del collettivo.
La cosa più fastidiosa fu proprio il silenzio totale del resto dei compagni del Laboratorio, gente che a caposquatter lontano si diceva disponibile e solidale con noi. Va da sè che l''unico rispetto che porto è all'amico che ci portò lì, il quale, essendo una persona con una faccia sola, mollò il collettivo.
Vabbè. Al laboratorio ci tornai solo un paio di volte, a vedere gli Erode e un gruppo americano che nemmeno ricordo, dato che non porto rancore mai a lungo, anche se la mia solidarietà con quel c.s. e con i suoi occupanti da allora è stata la più superficiale possibile.
In seguito occupammo un negozio in pieno centro di Milano: Via Madonnina, a due passi da Brera e dal salotto buono di Milano.
Non potevamo durare molto: l'edificio era di proprietà di una società che aveva tra i soci Pilitteri (ex sindaco di Milano e cognato di Craxi), il negozio di fronte era di una pellicciaia che chiamava gli sbirri ogni sabato pomeriggio quando la gente si fermava a bere davanti al suo negozietto, i mafiosi di zona non apprezzavano la presenza dell'unico negozio nella via che non pagava il pizzo e, per finire, il nuovo sindaco Formentini doveva fare l'unico sgombero di spazio occupato che il governo legaiolo della città sarebbe riuscito a mettere in atto.
Il giorno dello sgombero ci trovammo noi, qualcuno dei Transiti e qualcuno di Pergola con la bellezza di un cellulare di sbirri per persona. La Whip finì quel giorno.
La Whip finì, ma alcune di quelle persone continuarono a darsi da fare: io con una distro punk-ska-oi da concerto che tenevo con la Barbara (la mia ragazza allora) e con Teatro per l'Happening Internazionale Underground - HIU che facevamo già dai tempi di Via Savona; Poldo con i suoi commerci rocksteady-reggae-mod; Pizza colaborando con Corrado al T28 Infoshop.
Dopo un pò di tempo, però, la voglia di fare qualcosa c'era ancora. E la distro da concerto non era abbastanza.
Fu così che in cinque (io, Barbara, Corrado, Titti e Ayeye) decidemmo di fare una cooperativa (per la prima volta, dopo 17 anni di distro DIY): Riot Records.
E qua potrei fermarmi, dato che Riot è una realtà che, piaccia o meno, conoscono tutti.
Ma gli anni da studente erano finiti già da qualche anno e un lavoro da 9 ore al giorno mi lasciava troppe poche energie per riuscire a farne anche un altro. Fu così che dopo qualche anno lasciai la cooperativa, lasciando Riot nelle capaci, rissose ma anche abili mani di Corrado e Titti.
Da una parte il motivo era il lavoro, da un'altra il fatto che l'hardcore ha perso gran parte della sua originalità diventando troppo spesso un clichè (si scrive così?) e un genere musicale come un altro, da un'altra ancora l'energie e le motivazioni non erano più quelle di prima. Così ora con Riot ci collaboro da amico e non più da socio.
Ma un po' di fotta DIY mi è rimasta, dato che mantengo comunque una distro di poster di concerti, serigrafie, 'zine e libri. Oltre a 'sto cazzo di blogghe, va da sè.
La prima volta in cui ho avuto a che fare con il cosidetto circuito DIY, con le autoproduzioni, con le piccole distro, ecc. fu durante i circa 30 concerti che vidi nell'85 al Virus di Viale Piave. Appena dopo la cassa, addossati alla parete sinistra dello stretto e lungo spazio per i concerti, stavano i 2-3 tavoli delle distro. Se non ricordo male, c'erano la Virus Diffusioni, tenuta da Filopat, Cristina e Fabione, la Chaos Produzioni di Gianmario Wretched, qualche volta Stiv TVOR con uno scatolone appena arrivato dagli USA, più i tavoli dei gruppi ospiti.
Lì ho preso tutti i primi 7"ep di hc italiano: Negazione, Wretched, Declino, CCM, Bloody Riot, I Refuse It, Peggio Punx, Crash Box e tutto il resto.
E sempre lì non mi sono cagato un botto di dischi che adesso farebbero sbavare qualunque collezionista.
Un esempio? Stiv che si presenta con una decina di copie del secondo 7"ep dei Minor Threat, io prendo in mano una copia, me la guardo, guardo il prezzo (addirittura 5.000 lire!) e lo metto giù.
Che cazzo, con gli stessi soldi mi potevo prendere due dischi della Attack o tre dei Wretched!
E poi erano americani, e io all'epoca volevo sostenere la scena locale. Che ne sapevo che 18 anni dopo, per quel vinile, ci sarebbe stata gente disposta a pagare centinaia di euri su e-bay? Ma tanto, l'avessi preso non l'avrei venduto comunque.
Probabilmente avrò preso "Finirà Mai?" dei Wretched, il demo dei Blaxfema o "Corri nel sangue dei tuoi nemici" dei Kobra.
Nello stesso periodo, 85/86, quelli della Virus Diffusioni occuparono un negozio in Via Orti, per aprire la prima distro su strada. Il primo negozio dedicato esclusivamente alle autoproduzioni e al punk hc, che ebbe il dubbio onore di distribuire il primo fotocopiato numero di I Don't Care!.
Quella gestione della Virus Diffusioni andò avanti ancora per un anno, ma dopo l'abbandono della scena del nucleo originario proveniente da Correggio e in seguito all'occupazione del nuovo Virus di Piazza Bonomelli, la gestione passò a Paolone, la Natalie e qualcun'altro.
Io ero lì abbastanza spesso, per fare incetta di vinili, broccolare (con risultati, peraltro, pressoché nulli) e cazzeggiare. Oltretutto stavo facendo uscire il secondo numero di I Don't Care! zine.
Dopo qualche tempo la Natalie, che faceva l'università di Scienze Naturali (o biologia, o qualcosa del genere), si fece vedere sempre meno.
Fu così che Paolone mi chiese se volevo entrare nella gestione della distro.
Dal punto di vista del bilancio l'inizio fu una cosa disastrosa: le vecchie gestioni avevano lasciato debiti dappertutto, non c'era un registro del materiale in conto vendita, molti dei vecchi collaboratori prendevano dischi a credito e poi si dimenticavano di saldare.
Più di una volta mi capitò gente in negozio che voleva i soldi dei propri dischi in conto vendita che io non avevo nemmeno mai visto. O anche la Southern Mailorder di Londra che non voleva spedirmi l'ordine se non avessi saldato debiti di 2 anni prima che non avevo fatto io.
Alla fine riuscii a riorganizzare alla meglio la distro e a far girare materiale di nuovo: Stiv mi lasciava in conto vendita il 90% dei dischi che gli arrivavano, lo stesso faceva Gianmario con i suoi scambi, inoltre i gruppi che arrivavano per suonare a Milano lasciavano sempre qualcosa.
Posso dire che fino a quando ho tenuto io la Virus Diffusioni non ho mai lasciato un debito in sospeso (beh, uno si. Ma non perché non avessi i suoi soldi... è che quello meritava l'inculata, ma questo è un altro discorso).
Nel frattempo Paolone cominciò ad occuparsi dell'organizzazione concerti, insieme a Stiv e me.
Quel periodo (tra 86, 87 e 88) fu uno dei più attivi. Prima di tutto per diverse ragazze (ma non in contemporanea, eh? che sono persona seria! ehm, vabbè...) che, incredibilmente, non adoperavano l'usuale due di picche, ma anche per una sequenza di concerti da noi organizzati, sopratutto al Leoncavallo, sotto la dicitura "Tvor, I Don't Care, Tattoo Contingent e Shock Treatment, presentano" che comprese No Fx, Accused, Negazione, No Means No, Scream, Upset Noise, Verbal Abuse, Instigators, Toxic Reasons, Zero Boys, D.O.A., Verbal Assault, RKL, Messiah, Ludichrist, Youth Of Today, Jester Beast, Fugazi, Fire Party, Kina, Rabid Duck e molti altri. Per molti di questi gruppi fu la prima volta che suonavano in Italia e, prima o poi, saranno oggetto di appositi post...
L'organizzazione funzionava così: Stiv aveva i contatti con i gruppi, io e Paolone (beh sopratutto Paolone) ci smazzavamo le riunioni organizzative del vecchio Leoncavallo per proporre il concerto e capire la motivazione politica per cui il concerto sarebbe stato accettato (cose da vecchia Autonomia Operaia tipo "a sostegno della lotta del popolo palestinese", "per i compagni irlandesi in prigione", "per l'autodeterminazione del popolo basco", "contro il caro-concerti", "si alla liberazione del caprone cosacco", "il pinguino, questo sconosciuto"), Stiv faceva la locandina e la portava dallo stampatore, io ritiravo i poster stampati e mi facevo un primo giro dei negozi ad attacchinare con il nastro adesivo, io e Paolone ci facevano un giro di attacchinaggio a colla qualche giorno prima del concerto, la sera del concerto montavamo l'impianto, Paolone faceva i suoni e io tenevo la distro.
Così per un tot di concerti, poi si collaborò con il collettivo dei gruppi delle sale prova del Leo.
A quell'epoca lasciammo il negozio di Via Orti per occuparne uno in Via Torricelli, di fianco al Circolo anarchico omonimo, dove è tuttora il Tattoo Shop di Danielino.
Tra 87 e 88 I Don't Care! cambiò nome in Welcome To The Thrasher Dome, diventando un foglio mensile gratuito di 4 pagine, distribuito anche all'estero e stampato in 500/1000 copie.
Grazie a WTTTD ero in contatto con decine di gruppi, e cominciai a produrre demo di gruppi e compilation su cassetta.
Il primo fu il demo dei Rabid Duck, gruppo accacì di Ravenna, il cui cantante Andrea, trasferitosi a Bologna, diventò Deda con gli Isola Posse All Star e poi Sangue Misto.
In seguito feci diverse compilation tapes insieme al cantante dei Dissent (semisconosciuto gruppo di Rapid City - South Dakota, oltre a qualche altro demo.
Le ultime produzioni, prima della fine di WTTTD, furono la ristampa su due cassette di tutto il materiale dei Wretched in collaborazione con Gianmario e la sua Chaos Prod., oltre al demo dei thrasher milanesi Extrema, che rimase il best seller con le sue 700 copie vendute.
La scena hc dell'epoca, ridotta ai minimi termini, comprendeva pochissimi gruppi: Creepshow, Hide Out, Maze, Rabid Duck, qualche reduce di tempi migliori tipo Kina, qualche nuovo gruppo che durò lo spazio di pochi concerti. Pochissime label, dalle storiche TVOR e Blu Bus alle nuove Mister X, Green e SOA.
Non c'è da stupirsi, quindi, se la Virus Diffusioni non funzionava più. La gente che ascoltava hc era quasi scomparsa, la nuova sede attirava più gente in cerca di tatuaggi che di musica veloce. Oltretutto Stiv aveva rilevato Zab dal vecchio proprietario aprendo il suo negozio e molti altri negozi avevano nutriti cataloghi di hc.
Oltretutto, nello stesso periodo avevo cominciato a graffitare, e le notti per strada a bombardare non si conciliavano con un negozio da gestire con scarsissime entrate e gli esami da dare in università.
Fu così che l'anno successivo uscii da Via Torricelli per aprire con Teatro e qualche altro transfugo del Virus di Piazza Bonomelli (già sgomberato da tempo), la Whip Anarcotrafficantes Diffusioni.
Era un collettivo di amici composto da una decina di persone, cosa che permetteva più turni, impegnando un paio di giorni a testa per l'apertura.
L'attitudine era punk-anarchica, come eravamo sempre stati, ma sempre PRIMA punk e POI anarchica. Cosa che ci procurò spesso la diffidenza da parte sia dei c.s. autonomi che di quelli anarcointegralisti (con le dovute eccezioni personali di gente che lavorava in queste diverse strutture, ma mantenendo in uso il cervello).
La prima sede della Whip fu in Via Savona 13 (da qui il nome della mia crew di writers S13 e il tatuaggio che alcuni di noi portano sulla pelle) e quell'indirizzo vide la nostra presenza per un paio d'anni, riuscendo bene o male a tenere vivo quel poco di scena che ancora esisteva, che al sabato non aveva altra meta che il negozio di Stiv o la Whip, fino all'apertura del T28 di Corrado, in Via dei Transiti.
Nei due anni in Savona Street riuscimmo a fare diverse cose, tra cui qualche concerto, la collaborazione con El Paso e altre realtà per il bootleg dei Mano Negra, partecipazioni alla produzione di qualche cd vario e, data la nascita del famigerato periodo delle "posse", della cassetta "Notte di rime dirette", una delle prime produzioni più o meno rap dell'epoca.
Dopo due anni e dopo vari scontri più o meno duri con il proprietario del negozio ci trovammo ancora per strada, costretti ai soli banchetti ai concerti.
In quel periodo incontravo spesso un amico in università che faceva parte del Laboratorio Anarchico di Via De Amicis, il quale, sapendo della nostra ricerca di una sede per la distro, ci disse di provare a proporre la cosa all'assemblea.
Con il Laboratorio non avevamo mai avuto molti rapporti. Il fatto è che per noi il fatto di essere punk/hc veniva molto prima di essere anarchici. Per loro, evidentemente, no. Anzi, punk/hc, per quanto mi riguarda, come c.s. non lo sono mai stati.
L'assemblea andò nella seguente maniera: noi raccontammo la nostra storia, chiedemmo uno spazio dove aprire la distribuzione e offrimmo collaborazione per le diverse attività. Insomma, non chiedevamo uno spazietto per farci i cazzi nostri ma volevamo collaborare con il centro.
La risposta fu, nell'ordine: approvazione da parte dell'amico di cui sopra, silenzio del resto dell'assemblea e "discorso" del capo.
Che il baffuto capetto fosse una persona "difficile" è un eufemismo che uso a posteriori, ora che sono passati 13 anni, e penso nessuno sia in grado di usare un termine più leggero (pezzo demmerda sarebbe più consono).
Il Capo del Laboratorio (già, ne servi ne padroni un par de cazzi!) ci urlò in faccia una valanga di deliri da psicopatico (cosa che probabilmente era) e ci disse che era troppo comodo scroccare gli spazi a loro e che se volevamo un posto ce lo dovevamo occupare.
Ora, la situazione degenerò velocemente, dato che il nostro variegato gruppo veniva da decine di occupazioni diverse, di case, di spazi sociali, di unversità. Lascio perdere come continuò l'assemblea..
Il saluto a vaffanculo s'impose sul vergognoso silenzio e le mezze frasi del resto del collettivo.
La cosa più fastidiosa fu proprio il silenzio totale del resto dei compagni del Laboratorio, gente che a caposquatter lontano si diceva disponibile e solidale con noi. Va da sè che l''unico rispetto che porto è all'amico che ci portò lì, il quale, essendo una persona con una faccia sola, mollò il collettivo.
Vabbè. Al laboratorio ci tornai solo un paio di volte, a vedere gli Erode e un gruppo americano che nemmeno ricordo, dato che non porto rancore mai a lungo, anche se la mia solidarietà con quel c.s. e con i suoi occupanti da allora è stata la più superficiale possibile.
In seguito occupammo un negozio in pieno centro di Milano: Via Madonnina, a due passi da Brera e dal salotto buono di Milano.
Non potevamo durare molto: l'edificio era di proprietà di una società che aveva tra i soci Pilitteri (ex sindaco di Milano e cognato di Craxi), il negozio di fronte era di una pellicciaia che chiamava gli sbirri ogni sabato pomeriggio quando la gente si fermava a bere davanti al suo negozietto, i mafiosi di zona non apprezzavano la presenza dell'unico negozio nella via che non pagava il pizzo e, per finire, il nuovo sindaco Formentini doveva fare l'unico sgombero di spazio occupato che il governo legaiolo della città sarebbe riuscito a mettere in atto.
Il giorno dello sgombero ci trovammo noi, qualcuno dei Transiti e qualcuno di Pergola con la bellezza di un cellulare di sbirri per persona. La Whip finì quel giorno.
La Whip finì, ma alcune di quelle persone continuarono a darsi da fare: io con una distro punk-ska-oi da concerto che tenevo con la Barbara (la mia ragazza allora) e con Teatro per l'Happening Internazionale Underground - HIU che facevamo già dai tempi di Via Savona; Poldo con i suoi commerci rocksteady-reggae-mod; Pizza colaborando con Corrado al T28 Infoshop.
Dopo un pò di tempo, però, la voglia di fare qualcosa c'era ancora. E la distro da concerto non era abbastanza.
Fu così che in cinque (io, Barbara, Corrado, Titti e Ayeye) decidemmo di fare una cooperativa (per la prima volta, dopo 17 anni di distro DIY): Riot Records.
E qua potrei fermarmi, dato che Riot è una realtà che, piaccia o meno, conoscono tutti.
Ma gli anni da studente erano finiti già da qualche anno e un lavoro da 9 ore al giorno mi lasciava troppe poche energie per riuscire a farne anche un altro. Fu così che dopo qualche anno lasciai la cooperativa, lasciando Riot nelle capaci, rissose ma anche abili mani di Corrado e Titti.
Da una parte il motivo era il lavoro, da un'altra il fatto che l'hardcore ha perso gran parte della sua originalità diventando troppo spesso un clichè (si scrive così?) e un genere musicale come un altro, da un'altra ancora l'energie e le motivazioni non erano più quelle di prima. Così ora con Riot ci collaboro da amico e non più da socio.
Ma un po' di fotta DIY mi è rimasta, dato che mantengo comunque una distro di poster di concerti, serigrafie, 'zine e libri. Oltre a 'sto cazzo di blogghe, va da sè.
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