Dumbo sulla clèr! MI 2001
La zona intorno a Via Paolo Sarpi, la Chinatown milanese, nel 2001 erano uno dei terreni da bombing preferiti da, beh, tutti.
Tuttora ci trovi abbondanza di tags quasi a livello Ticinese, nonostante il tentativo delle immobiliari di zona di ripulire il quartiere.
Nel manuale della gentrification, infatti, siamo al punto in cui da quartiere parzialmente economico (i cinesi han fatto salire i prezzi comprando il possibile e la gente del luogo vendeva perché i cortili puzzavano di involtini primavera, ma esistevano diversi isolati di edilizia popolare e case a ringhiera) ha attirato abbastanza artisti squattrinati da meritarsi la fama di zona cool e arty, hanno aperto diversi locali per foodies, quindi non ci sono solo ristoranti cinesi, e sono pronti per il prossimo passo: ripulire abbastanza la zona senza togliere troppo il kool factor, per giovani radical chic, start-up in co-working, angoli dei selfie per influencer e tutto il cumulo di cazzate con cui ti vogliono vendere un bilocale al triplo del prezzo che avresti pagato l'anno prima.
Non so se gli ruscirà, dato che l'odore di wonton fritti continuerà a disturbare le youtuber vegane, e i furgoni diesel degli import-export Ita/China continueranno a intasare la strada davanti ai copywriters con bici a scatto fisso.
Ma non divaghiamo.
qui è il 2001, 18 anni fa.
C'è il Bulk di fronte al Monumentale e, nelle vie dei dintorni, i writers svuotano le bonze prese in Tora Bora.
Nel 2001 Dumbo inizia il periodo "delle magliette": non più la tag semplice, magari con crew tag vicina, ma il nome iscritto dentro una t-shirt disegnata.
Qualche volta con la corona, qualche volta con la (C) del copyright, qui con la C dentro una stella.
In giro per Chinatown c'erano più magliette sue su muri e serrande che nei vostri armadi.
Questa resiste ancora, visibile solo di notte, come la maggior parte delle serrande della zona.
(foto: AM7)
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