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"Io mi reputo un libertario: sono antiproibizionista e non credo, in polemica con i miei amici comunisti, che lo stato sia l'entità metafisica in grado di liberare l'uomo dall'oppressione mercantile capitalista.
Ma trovo la vita splendida eppure transeunte, vola e se ne va, e a un certo punto ci tocca decidere da che parte vogliamo morire.
E la parte che ho scelto è quella dei proletari, dei negri, degli ebrei, degli ignoranti, dei matti, dei brutti e dei pelosi.
Che so perfettamente essere meno gratificanti di splendide tope borghesi, di magiche feste in attici insospettati e stupendi sopra il centro di Milano. Ma li ho visti e conosciuti da ragazzo, forse troppo presto. Da giovane adulto, avevo già visto e provato tutto. Così sono fottuto.
La mia mente non è più in grado di sdoppiare la coscienza e di costruire artificialmente uno spazio liberale, nel senso di servo della borghesia.
Questa mi ripugna non fisicamente, anzi, sono viziato e decadente forse più del peggiore liberal... E' solo che non credo più che la menzogna socioeconomica ed esistenziale sia un buon affare, soprattutto dal punto di vista della salute e dei figli.
Non esiste, purtroppo, pure avendolo io disperatamente cercato, uno spazio intermedio tra l'Impero borghese amerikano e la Geenna del Burundi.
Ho spesso, ciclicamente, cercato di tradire la causa proletaria, con tutti i mezzi; ma non ci sono riuscito. La mia coscienza non ci riesce.
La borghesia magari mi accoglie, perchè sono brillante e in fondo un suo figlio, ma poi qualcosa non funziona; una mezza frase, uno sguardo, una battuta: mi beccano.
Io sto dalla parte dei cattivi, dell'URSS, di Stalin, degli ignoranti violenti, dei Mau-Mau, godo quando cacciano gli occidentali dall'Africa, quando la contraerea serba abbatte uno stealth americano.
Perchè sento, so, che tutto ciò, intrinsecamente magari immorale, ammonta a una categoria che mi imprigiona e che non avrei voluto mai mi fottesse per la vita, come ha fatto: è la Giustizia Proletaria, una dea storicamente vetusta, irragionevole e antieconomica, fuori tempo e fuori trend, ma la cui bellezza mi abbacina, mi annebbia la vista, mi produce scariche di vitalità erotica e incomunicabile.
Mi conduce anche, lo so, alla perdizione, perchè la mia mente crede e razionalizza il perdono cristiano come base e logica superiore della convivenza umana.
Ma se devo immaginare una senilità persa nel conteggio della pensione o dell'ultimo prezzo commerciale della telefonia mobile, e una mitragliatrice sulle rovine di un monastero serbo dove aspettare gli scherani della Nato e magari morire senza neppure sapere da che parte arriva il missile intelligente Raytheon o Boeing, preferisco."

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