NATI PER ESSERE BARISTISATANICI parte seconda

Nei commenti del blog il Baristasatanico ha risposto al mio post di qualche giorno fa, a proposito della sua tesi. Riporto qui sotto quanto scritto, dato che mi sembra interessante. Erano un po' costretti nei 1000 caratteri che lascia a disposizione Haloscan.

Mi sento un pò tirato in causa e quindi eccomi qui. Mi fa piacere innanzitutto che il mio lavoro abbia stimolato qualcuno. Sopratutto chi sul punk avrebbe molte più cose interessanti da dire del sottoscritto. Brevemente,o meglio il più brevemente che riesco.
Premessa: il mio lavoro non voleva tracciare la storia del movimento punk ma solo far apparire il punk come una dimensione culturale degna di tale appellativo. E' infatti una tesi di antropologia. La storia mi è risultata indispensabile perché senza di questa una persona che del punk non sa una fava (e quindi tutti quelli a cui devo renderne conto in quanto studente) continua a capirne ben poco. E poi il punk si è alimentato delle vicende del mondo che lo circondava e quindi mi son trovato in mezzo alla confusione degli ultimi anni settanta e queste cose qui.
Lo spazio italiano è un pò striminzito. Esatto. Fondamentalmente sono un coglione. Dovevo fare un lavoro di quaranta pagine. Una volta finito il primo capitolo che parla del punk in generale ho messo i numeri alle pagine e ce n'erano già quaranta. E'stato un bel casino. Tuttavia, proprio per la natura del lavoro, non è nè ho voluto che diventasse qualcosa di completo sul punk in italia. Di cose da dire ce ne sono ancora a bizzeffe. Per esempio mi sarebbe piaciuto fare delle interviste ma lo spazio a mia disposizione era finito e la data per la consegna era imminente. E per questo mi girano abbastanza gli zebedei.
Sul fatto delle storie e della Storia. La storia è un susseguirsi di eventi a cui ognuno dà differente interpretazioni? Probabile. Ma se realmente fosse così la Storia in quanto sapere si limiterebbe a leggere le storie come se fossero delle liste della spesa o qualcosa di simile. Per esempio potrebbe affermare ed essere giustificata a farlo che l'esperienza comunista è sullo stesso piano o è peggio della dittatura nazista in base al numero di morti. La lista della spesa ci direbbe: il nazismo ha sulla coscenza meno di dieci milioni di morti, il comunismo il doppio. L'impossibilità del pensare a una Storia giustificherebbe questa tesi. Ma io resto della convinzione che il nazismo è un'unicità ben lontana dalla brutalità comunista e allora ho bisogno di una Storia che non sia solo un susseguirsi di dati ma un insieme di significati socialmente condivisi, magari culturalmente appresi, ma pur sempre condivisi. la storia come costruzione sociale? qualcosa di simile.
I nomi che tu hai fatto hanno raccontato la loro di storia, sicuramente romanzandola alla grande per renderla un prodotto vendibile. Il mio tentativo, in quanto studioso e non in quanto punk o qualcosa di simile, è stato proprio quello di utilizzare un sapere accademico per ricavare dalle storie individuali delle linee generali per una Storia che sapesse configurare il punk come una (sotto)cultura. Una delle più significative degli anni ottanta e l'unica che in quel periodo è riuscita ad andare in direzioni controculturali. Le difficoltà sono state parecchie perchè il punk è irrazionale, è urgente, è difficilmente inquadrabile e la maggior parte di studiosi che se ne sono occupati fanno cagare.
Questo era il mio tentativo. Se ci sia riuscito a raggiungerlo non so. Secondo me no proprio perchè la questione meriterebbe una spazio più ampio e ulteriori riflessioni, ma io insomma sono sì punk ma devo laurearmi. E che cazzo... E nonostante tutto non ho ancora imparato a usare il taglia/incolla.

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A questo punto qualcosa la deve pur aggiungere il tenutario di questo blog...

Se sul contenuto della tesi ho poco da aggiungere, dato che ne ho parlato abbastanza nel post di qualche giorno fa. Sulla questione della Storia, e di quella del punk italiano in particolare, qualcosa d'aggiungere c'è.
Ed è che la Storia, secondo me, è veramente una lista della spesa. La Storia è un susseguirsi di date ed avvenimenti.
Il nazismo ha fatto un tot numero di vittime, il comunismo ben di più. Il capitalismo, peraltro, enormemente di più di entrambi.
Questi sono dati numerici, avvenuti in date precise. Dati, appunto, storici.
Quando cerco "un insieme di significati socialmente condivisi, magari culturalmente appresi, ma pur sempre condivisi" non compio un operazione "storica" ma, semmai, culturale e politica.
Insomma, se scrivendo o parlando do un determinato valore un "significato sociale" a uno o più avvenimenti, non sto storicizzando quello che è successo, ma gli do un peso culturale.
Faccio un esempio, tornando al punk italiano: il fatto "storico" del concerto di Raw Power, Peggio Punk, CCM e Lanciafiamme al Leoncavallo nel 1986 è una parte della storia del punk italiano. E' il concerto in cui Syd dei CCM si tagliò la pancia con una bottiglia rotta.
Quel concerto lo ricordo bene, nel momento del "taglio" stavo a cinque metri dal palco, sulla sinistra vicino al muro.
Chi non c'era ha comunque presente qualcosa di quel concerto, dato che la foto di Syd sanguinante è sulla copertina del libro di Philopat.
E' un immagine forte, fatta quasi per caso da Antonio di Linea Diritta'zine. Talmente forte che è finita sulla copertina di un "romanzo sul punk dal 77 all'84" pur essendo di un paio d'anni successiva alla fine della storia nel libro.
Quella foto ha, indubbiamente, un valore culturale. Sia per chi c'era che per chi non c'era.
Ma il valore dipende dagli occhi di chi ha guardato e visto la scena:
Io, all'epoca, pensavo che Syd stesse facendo una tamarrata alla Sid Vicious, troppo 77 per i miei gusti di allora, in cui ascoltavo solo hc cantato in italiano e giudicavo Raw Power e CCM, che cantavano in inglese, troppo commerciali e quindi "venduti" (giuro! pensavo queste cose!! ah, l'imbecillità dei 20 anni!).
Luca, che era vicino a me, svenne alla vista del sangue e per lui fu l'ultimo concerto punk/hc che vide.
Bicio, mio amico e fotografo di decine di concerti fotografò la stessa scena da un'altra angolazione e un po' più buia. La sua foto era molto meno "forte" di quella di Antonio e ci rosicò per mesi.
Corrado non mi ricordo dove fosse in quel momento, ma sicuramente avrà i suoi di significati da dare all'accadimento.
Stiv Rottame si fece subito dare la foto da Antonio per un numero di TVOR che non uscì mai.
E Philopat? C'era a quel concerto? Io non me lo ricordo, come non ricordo un buon 99% delle 2000 persone presenti. Se c'era, sarà stato con i suoi amici dell'Helter Skelter.
Con questo cosa voglio dire?
Che i famosi "significati sociali condivisi", sia su avvenimenti minimi che planetari, sono appunto "significati sociali", non sono La Storia.
Ancora: che cazzo voglio dire?
Voglio dire questo: tutto quello che va al di fuori della citazione di freddi eventi storici non è più storia, ma mitologia.
E' ricostruzione a posteriori, condita dalla personalità del "raccontastorie" che ha vissuto gli eventi, selezionando alcuni episodi e cestinandone altri.
Del resto, succede sempre così. Se vi leggete la storia di Che Guevara, leggete episodi di guerriglia, politica, socialità, cultura, ecc., e non i momenti in cui l'Ernesto si grattava la formaggia tra le dita dei piedi.
Si, va bene, ok. però, direte voi: a noi che cazzo ci freca? Noi che non si è vissuto il periodo in cui l'italico arcòr riluceva di mitico splendor, si vuole sentire, leggere e "condividere i significati sociali" di una scena che ha fatto cose e visto gente.
Bella lì. Aggiungo io.
Solo, non considerate quei libri come libri definitivi. Tantomeno oggettivi, ammesso che esista qualcuno che sostenga di poter guardare "oggettivamente" a parte della propria vita!
Nessun libro è definitivo.
Ma un'altra cosa mi sento di aggiungerla.
La mitologia sull'epopea del punk/hc italiano serve a una cosa sola: dare la carica a chi legge e non ha vissuto certe cose, per stapparsi il proverbiale dito dal culo, e FARE QUALCOSA. Qualsiasi cosa.
E' questo ciò a cui devono servire questi libri (e pure questo blog, quando mi prende la fotta del vecchio scoreggione!).
E, ok, a intrattenere, divertire, raccontare storie, dire la propria e farsi una risata.
Alla fine nessuno degli scrittori della scena old school vi ha raccontato (e pure io mi guardo bene) dei giorni, delle settimane in cui ci si affettava i coglioni dalla noia, in cui trovarsi nel solito centro sociale, con il solito odore di muffa, umido e birra rancida era una prospettiva deprimente, dei sabati per strada a non fare un cazzo.
Forse perché la noia non è interessante. Del resto se lo fosse non sarebbe più noia...
Ma è una parte indispensabile.
La noia, il fastidio, i coglioni girati... Sono il motore migliore per darsi da fare.

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