Street art before it was kool (1 di 3)

Questa volta niente lettere.
Anzi, buttiamo il sasso nello stagno.
Gli street artist hanno rotto il cazzo.
Muri conquistati a forza di bombing coperti da stronzi con i posterini fatti a casa e attaccati con la coccoina.
Muralisti stritartisti che prestano la loro opera ai paladini del decoro, e per alzare quattro spicci coprono evoluzioni o involuzioni delle lettere.
Poi frignano quando il loro bellissimo murales viene giustamente coperto da un softie tirato lì.
Non è sempre stato così.
Ci sono stati anni in cui guerrieri dell'alfabeto e gli artisti senza cornici condividevano spazi, superfici e, sopratutto attitudine.
A Milano, per quello che ho visto io, si tratta degli anni dalla fine degli anni 90 al 2005.
Prima con "street art bombing" individuali, poi con gli Illegal Art Show e le mostre/happening più "organizzate".
Tutto questo finisce con la mostra al PAC.
La street art non è più cosa di pochi, finisce in televisione e sui giornali.
Banksy all'asta per millemila dollaroni! Gli streetartisti che ti arredano il salotto con un'immagine a sfondo sociale colorata con i Carioca! Galleristi e curatori in fila a cercare un fotocopiatore di scimmiette con caption impegnata.
Studenti delle scuole d'arte che coprono tags storiche con cagate banali pagabili in visibilità.
Qualcuno si vende per 30 denari, alcuni pure per meno.
Ma prima di essere un circo con clown tristi e e macchiette arty farty, c'era diversa gente valida.
Gente che l'attitudine ce l'aveva, e qualcuno ce l'ha ancora.
Come artisti non lo so, ma sticazzi dell'arte.

Qualche volta alcuni di questi finivano pure nelle gallerie.
Queste immagini sono il "making of" di due tele da 35 metri x 4, con cose di: 2501, Abbominevole, Bo130, Galo, GGT, Microbo, Mork One, Mr Jago, Ozmo, Pao, Pete Fowler, Plank, Pus, Santy, The London Police, Will Barras, L’X.
Furono esposte alla mostra Arteimpropria, alla Galleria Meravigli, a novembre 2003.

(foto: Xera)
 












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