Paniko PMC in Lunetta Gamberini, BO 1994


Io, sinceramente, questa pezza firmata Paniko non l'avevo mai vista.
Avevo visto cose successive, senza più il bars'n'arrows che si vede qui e con lettere più selvatiche, le trenate PMC, per non parlare delle cose che fa da quando firma Pazo Steel: ipercontrollo di disegno e prospettiva totali.
Però la passione per la tridimensionalità si vede tutta anche qui, pur con qualche "problema" prospettico.
Bars'n'arrows, come si diceva. Con 3D coi cerchietti dentro, classic 90's. Outline nero alle lettere sottile e contorno bianco abbastanza spesso da non poterlo chiamare overline, e fin qui tutto nella norma per un onesto barre e frecce dei primi 90's.
Ma se uno cova la malattia... mette il 3D pure al contorno.
Nero, malefico e largo come una colata d'asfalto in un'autostrada a 3 corsie.
Cazzo, quanto amo i contorni neri.
Certo, quell'alternarsi di azzurro e grigio per fare i lati ombreggiati e illuminati dello spessore 3D, ogni tanto sono grigiati dove dovrebbero essere azzurrati, ma tanto ce ne accorgiamo in 5 e da fastidio solo a un paio.
Certo, forse a quella P poteva mettere una 4 freccia, massì anche una 5, non teniamo il braccino corto! Che 3 son forse poche.
E il contornone nero, che è contorno e anche un po' 3D, sarebbe criticabile? Non da me, giassai.
I puristi del tridimensionale odiano il nero e io odio i puristi.
Avevo letto da qualche parte che, quando fai un pezzo devi andare avanti ad aggiungere, arrivare fino al punto in cui sarebbe perfetto così e poi continuare, aggiungere e poi magari lasciare lì senza finire la cosa che avevi cominciato.
Just because.

(foto: Texas)

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