Maradona, i leoni del Camerun e la tag in metro del 1990

 

Tu ti ricordi quello che hai fatto l'8 giugno del 1990? Perché io me lo ricordo si.
Era il giorno di apertura dei mondiali di calcio di Italia90, le città erano piene di quel pupazzo di merda chiamato Ciao e, negli anni precedenti, politici che nel giro di poco tempo avremmo visto dietro le sbarre, avevano fatto affari d'oro con il solito giro di faccendieri e imprenditori a spartirsi finanziamenti a pioggia con la scusa dei mondiali.
Quel giorno era prevista una delle molte manifestazioni che ci sono state contro quei mondiali, i cui costi monetari abbiamo finito di pagare nel 2015, e i cui costi umani nei cantieri ammontarono a 24 morti e 678 feriti.
Appalti truccati, ribassi scaricati sui lavoratori, lavori fatti in fretta, nessuna sicurezza nei lavori e controlli inesistenti. Non a caso, dopo un simile massacro, pochi anni dopo vennero approvate la legge 626 del 1994 che normava la sicurezza sui luoghi di lavoro, e la 494 del 1996 per i cantieri edili.
Ma quel giorno era il 1990 e, per fare bella figura in mondovisione, politici, mignotte, affaristi e giornalisti passeggiavano verso San Siro sul tappeto rosso del sangue di morti e feriti nei cantieri.
A Lambrate, invece, dopo lo sgombero del Leoncavallo del 1989, ci eravamo ripresi le rovine e cominciato la ricostruzione del C.S.
Quel giorno, per noi che non avevamo da festeggiare, era prevista una manifestazione in Piazzale Lotto, ponto più vicino possibile allo Stadio cui era stata concessa autorizzazione. Oltre, in direzione Caprilli, Zavattari, Segesta, c'erano solo blindati e cellulari azzurri e blu.
Allo stadio potevo arrivarci a piedi in 10 minuti, ma siccome è bello andarci con amici e compagni, ci trovammo in Piazza Aspromonte fuori dal cancello di Mandragora, per prendere Corrado, Rino, Osso e tuti quelli che abitavano lì.
Era la prima tappa per poi trovarsi al Leo, poi andare insieme in metropolitana in Loreto, linea rossa, direzione Piazzale Lotto.
Eravamo tanti e occupammo rumorosamente quasi tutti i vagoni della metro.
Io mi ero portato dietro un marker e una bombola, perchè non si sa mai.
Ma il cazzeggio in viaggio era ai livelli, eravamo tutti schiacciati e negli interni non feci niente.
Arrivati in Lotto, si scese in centinaia, per cui trovai il tempo per una tag sull'esterno della metro, proprio sotto il finestrino.
STF ONE, erano quei pochi mesi in cui tenni sta tag a codice fiscale.
Appresi in seguito che ste cose si chiamavano backjump tra i writers che ne sanno.
Ma non lo sapevo, per cui mi accontetai di tracciare sto nome storto, con la bombola da 200 ml di amaranto Ver-o-spray, quelle che ci regalavano i colorifici perché avevano i CFC e non potevano più venderle, che stava giusta nella tasca del bomber.
Ovviamente, essendo una ver-o-spray, colò subito in tempo zero.
All'epoca non esisteva ancora la poetica del drips e le colature fatte apposta tipo Krink.
All'epoca la firma che gocciolava era roba da toy.
Ma chi cazzo lo sapeva che sul metallo della metro la vernice colava così tanto?
Ma dopo quei pochi secondi, in cui contemplavo la mia toyaggine colare sulla fascia bianca della metro rossa, fui riportato alla realtà dalla voce tonante di un passeggero indignato, che sosteneva avessi deturpato un bene pubblico e chi avrebbe chiamato la polizia.
Non era la cosa giusta da urlare, quando il 90% della gente che c'era intorno arrivava da Aspro Plaza, Leoncavallo e Transiti.
Se ne accorse pure l'indignato, che abbasso lo sguardo quando arrivarono un tot di compagni a vedere che succedeva.
Siccome, però, ai compas più militanti sta cosa delle tag non è che la capivano molto... cioè, se avessi scritto sulla metro "morte al fascio", "fuori i compagni dalle galere" o simili, capaci che bloccavano il treno per farmi finire di scrivere... ma la tag, diciamolo, gli pareva una stronzata.
Infatti, visto lo STF ONE amaranto, i più mi guardarono con quello sguardo di commiserazione riservato allo scemo del villaggio che ha appena cagato per strada.
Ma le tag! Il bombing!! Il concetto di lasciare firme nei posti più visibili, magari sulla metro!!!
Niente. Non gli interessava.
Vabbé.
Saliamo ora, che in cima a queste scale avremmo trovato il corteo e i cordoni di sbirri.
E ovviamente gli scontri.

E Maradona? Cosa centra Maradona?
Maradona stava un chilometro più in là, allo stadio.
La partita inaugurale era tra chi aveva vinto i mondiali del 1986, l'Argentina, contro la nazionale del Camerun.
Contro tutti i pronostici, i leoni del Camerun vinsero quella partita.
Maradona e Caniggia combinarono poco più di un cazzo e, nonostante due espulsioni che costrinsero il Camerun a giocare in nove, al 66esimo, dopo una punizione deviata a campanile in mezzo all'area di rigore, François Omam-Biyik si elevò a decine di metri dal suolo come in un cartone animato di Holly e Benji.
Da li sopra, fermo per frazioni di secondo eterne, guardò giù e vide un terrorizzato Sensini sotto i suoi piedi, gli altrettanto spaventati Simon e Fabbri qualche metro più in la, e decise di schiacciarla di testa in rete, dove le confuse mani di Neri Pumpido non pararono niente.
Eroe per un giorno, François Omam-Biyik, cercò per tutta la sua carriera di ripetere quel gol. Ma non ci riuscì mai.
Pirla come sempre, invece, io con la mia bombola sulla metro in piazzale Lotto, dopo quell'8 giugno del 1990, senza un motivo particolare, non ci riprovai più.


Commenti

Post più popolari