Oggi è l'ultimo giorno di voto per le elezioni comunali e provinciali in un tot di città sparse per l'Italia. La legge vieta di fare proclami elettorali su qualsiasi tipo di mezzo d'informazione.
Non so se un blog (beh, sopratutto questo blog!) sia da considerarsi "mezzo d'informazione", ma mi sento, in spregio alla suddetta legge, di proclamare che l'unico candidato sindaco per cui mi sentirei di estrarre la intonsa tessera elettorale dal polveroso cassetto dove è da anni riposta, risponde allo stralcio di una vecchia intervista, qui all'uopo riproposta.
IDC - Raccontaci di quando ti candidasti a sindaco di San Francisco...
Jello Biafra - Una sera stavamo andando al concerto dei Pere Ubu e Bruce (il vecchio batterista dei DK's) mi disse: "Biafra, tu parli talmente tanto che dovresti correre per la presidenza, anzi, no! dovresti candidarti sindaco!", e io risposi: "Ha! penso che lo farò!".
Al concerto, poi dissi praticamente a tutti che mi volevo candidare sindaco e scrissi il mio programma su un tovagliolo, mentre i Pere Ubu suonavano.
Il giorno dopo venni a sapere che puoi legalmente candidarti sindaco a San Francisco portando una petizione firmata da 1500 persone o pagando 1500 dollari (un dollaro a persona).
Per allora avevo sparato cazzate troppo a lungo e con troppe persone per potermi tirare indietro.
Se non ricordo male pagai circa 900 dollari e, lentamente, tirai su le altre firme necessarie.
Questo fece di me un candidato ufficiale alla carica di sindaco.
Ciò significava che: il mio programma elettorale veniva stampato e spedito a tutti i votanti, avevo lo stesso tempo e spazio di tutti gli altri candidati in televisione, radio e su i giornali.
Il mio programma includeva il bando di ogni automezzo dai confini cittadini, far eleggere i polizziotti nei quartieri che controllavano e altro ancora.
Era stata appena approvata dal consiglio comunale la Proposition 13, un'iniziativa sulle tasse, che aveva portato al licenziamento di 7000 dipendenti comunali. Io proposi di riassumerli e di mandarli a chiedere soldi per il Comune, facendo colletta per strada nei quartieri ricchi e davanti alle scuole private, con una commissione del 50%.
Inoltre proponevo di creare una "commissione bustarelle" per definire delle tariffe certe da versare a chi si volesse corrompere per ottenere le licenze per vendite di alcolici, esenzioni da codici e leggi edilizie, protezione della polizia e protezione DALLA polizia. Quest'ultimo punto fu quello che creò più scandalo.
Fu un lavoro assolutamente duro, ma ne valse la pena, specialmente il giorno dopo le elezioni.
Arrivai quarto su dieci candidati ufficiali!
Due candidati che presero meno voti di me avevano speso qualcosa come 50.000 dollari a testa per la loro campagna elettorale.
Presi 6.591 voti, pari al 3,5 % del totale votanti.
Dianne Feinstein, responsabile cittadina per le elezioni disse: "Se una persona come questa può prendere così tanti voti, la città è veramente nei guai".
Non so se un blog (beh, sopratutto questo blog!) sia da considerarsi "mezzo d'informazione", ma mi sento, in spregio alla suddetta legge, di proclamare che l'unico candidato sindaco per cui mi sentirei di estrarre la intonsa tessera elettorale dal polveroso cassetto dove è da anni riposta, risponde allo stralcio di una vecchia intervista, qui all'uopo riproposta.
IDC - Raccontaci di quando ti candidasti a sindaco di San Francisco...
Jello Biafra - Una sera stavamo andando al concerto dei Pere Ubu e Bruce (il vecchio batterista dei DK's) mi disse: "Biafra, tu parli talmente tanto che dovresti correre per la presidenza, anzi, no! dovresti candidarti sindaco!", e io risposi: "Ha! penso che lo farò!".
Al concerto, poi dissi praticamente a tutti che mi volevo candidare sindaco e scrissi il mio programma su un tovagliolo, mentre i Pere Ubu suonavano.
Il giorno dopo venni a sapere che puoi legalmente candidarti sindaco a San Francisco portando una petizione firmata da 1500 persone o pagando 1500 dollari (un dollaro a persona).
Per allora avevo sparato cazzate troppo a lungo e con troppe persone per potermi tirare indietro.
Se non ricordo male pagai circa 900 dollari e, lentamente, tirai su le altre firme necessarie.
Questo fece di me un candidato ufficiale alla carica di sindaco.
Ciò significava che: il mio programma elettorale veniva stampato e spedito a tutti i votanti, avevo lo stesso tempo e spazio di tutti gli altri candidati in televisione, radio e su i giornali.
Il mio programma includeva il bando di ogni automezzo dai confini cittadini, far eleggere i polizziotti nei quartieri che controllavano e altro ancora.
Era stata appena approvata dal consiglio comunale la Proposition 13, un'iniziativa sulle tasse, che aveva portato al licenziamento di 7000 dipendenti comunali. Io proposi di riassumerli e di mandarli a chiedere soldi per il Comune, facendo colletta per strada nei quartieri ricchi e davanti alle scuole private, con una commissione del 50%.
Inoltre proponevo di creare una "commissione bustarelle" per definire delle tariffe certe da versare a chi si volesse corrompere per ottenere le licenze per vendite di alcolici, esenzioni da codici e leggi edilizie, protezione della polizia e protezione DALLA polizia. Quest'ultimo punto fu quello che creò più scandalo.
Fu un lavoro assolutamente duro, ma ne valse la pena, specialmente il giorno dopo le elezioni.
Arrivai quarto su dieci candidati ufficiali!
Due candidati che presero meno voti di me avevano speso qualcosa come 50.000 dollari a testa per la loro campagna elettorale.
Presi 6.591 voti, pari al 3,5 % del totale votanti.
Dianne Feinstein, responsabile cittadina per le elezioni disse: "Se una persona come questa può prendere così tanti voti, la città è veramente nei guai".
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