Youth of Today + Lethal Aggression, Leoncavallo MI 11-03-1989


Fa un po' strano parlare di un gruppo che si chiama "Giovani d'Oggi" e suonava per la rpima volta in Italia più di 30 anni fa (32 anni esatti al momento in cui scrivo!).
Questo concerto fu un po' l'inizio della scena hardcore italiana degli anni 90, nel bene e nel male. Racchiudeva a mio modo di vedere la differenza tra la scen hardcore degli anni 80 e la successiva, che per molti versi erano profondamente diverse.
Ma torniamo al concerto.
E' stato uno degli ultimi che ho collaborato a organizzare, con la premiata ditta TVOR/I Don't Care!/Shock Treatment/Tattoo Contingent Club, ovvero Stiv Rottame io e Paolone. Sul poster non c'è scritto perché giravano voci che volessimo "farci pubblicità", ovviamente voci di gente che non ha mai organizzato un cazzo in uno squat in vita sua. Ovviamente.
Era la fine del 1988 quando l'agenzia tedesca che organizzava il tour ci contattò per definire le date italiane.
Date che stavano per saltare.
Per chi organizzava i tour europei le date italiane erano generalmente un dito in culo, lontane dal resto dell'Europa e, generalmente, quasi tutte con concerti in perdita o cachet ridotti all'osso.
La data milanese, generalmente al Leoncavallo con le 2000 persone di pubblico che c'erano sempre ai nostri concerti, era quella che dava maggiori garanzie nella copertura delle spese, penso insieme all'Isola di Bologna che, però, aveva uno spazio concerti più piccolo. Negli altri squat poteva andarti di culo, ma anche no.
Il fatto era che Paolone aveva iniziato a lavorare nei mercati e, quel sabato avrebbe voluto dire, per lui, montare il banco al mercato alle 6 di mattina e finire di smontare il palco alle 6 della mattina dopo.
In pratica, non aveva un cazzo di voglia di farlo, 'sto concerto. E visto che tutte le sbatte di palco, mixer, logistica, ecc, se li faceva lui: no Paolone, no party.
Alla fine io e il Rottame riuscimmo a convincerlo mentendo spudoratamente sull'apporto che avremmo potuto dare. Stiv promise di attacchinare (chi lo conosce sta già ridendo), cosa che si concretizzò in 3 locandine in 3 negozi di dischi dove sarebbe passato comunque.
Però fece un manifesto figo e se la chiacchierava bene con gli americani.
Io, che ero stato straight edge per qualche settimana all'epoca dei Minor Threat, feci il possibile per pressare Paolone, che cedette.
Avremmo fatto gli YOT al leoncavallo.
Un paio di settimane prima del concerto l'agenzia ci fece sapere che il gruppo si stavano accordando con la comunità milanese di Hare Krishna per presenziare. Ray Cappo, il frontman, era diventato un devoto di Krishna da un po' di tempo e prendeva contatto con tutte le comunità locali nei posti dove suonavano.
Fu così che, la sera del concerto, ci trovammo gli hare krishna milanesi a distribuire dolcetti nel salone del Leoncavallo.
Personalmente non amo alcuna religione, sia monoteista che politeista, ma gli arancioni milanesi erano in fondo dei tranquilloni, che vedevi in giro il sabato in via Torino a suonare tamburelli e campanellini, e non avevano mai fatto male a nessuno. Anzi, per i pochi vegetariani/vegani milanesi il loro locale, il Govinda, era l'unico posto dove trovavi roba vegan negli anni 80.
La sera del concerto fu abbastanza diversa dagli usuali concerti HC al Leoncavallo: l'età media del pubblico era più giovane, c'erano veramente tanti ragazzini molto più giovani, quando ai concerti veniva generalmente gente dai 17-18 in su.
I Lethal Aggression intanto iniziarono il concerto, hardcore classico massiccio per sti scappati di casa del New Jersey.
Ma le cose cambiarono quando sul palco salirono gli Youth of Today.
Centinaia di ragazzini si gettarono sotto il palco, ragazzini non solo milanesi, ma venuti da tutto il nord Italia, alcuni anche da più lontano.
Che sapevano tutte le canzoni a memoria e facevano i cori e fingerpointing con le X sulle mani.
La cosa che straniva è che tra quelli che facevano parte della scena hardcore anni 80 ci si conosceva tutti. Nella Milano dal Virus di via Correggio 18 dei primi anni 80 a quello di Piazza Bonomelli dei tardi anni 80 e dei concerti HC al Leo a fine anni 80, c'era stata più o meno una continuità, gente vecchia che se ne andava, gente nuova che arrivava.
Qui la continuità non c'era. Salvo alcune persone e alcuni gruppi, la scena HC anni 90 era abbastanza diversa da quella precedente.
Le bands con cui ero cresciuto, Wretched, CCM, Indigesti, Crash Box, Raw Power, Negazione, Stinky Rats, Bloody Riot, Underage, Nabat, Upset Noise e tutto il resto, suonavano si hardcore, punk, oi. Ma suonavano comunque come se stessi.
La scena anni 90 usava l'hardcore più come un genere musicale e relativi sottogeneri.
Da lì in poi ci sarebbero stati concerti di gruppi straight edge, metalcore, thrash, emo, screamo e tutto il resto di piccole caselline in cui ogniuno si voleva rinchiudere, suonando il proprio genere di riferimento con il suono il più possibile simile alle bands di riferimento.
Principalmente per questo, con gli anni 90, l'hardcore mi ha rotto il cazzo.
Tornando al concerto degli YOT, la cosa che mi fece cadere le palle, a fine concerto, fu la corsa a farsi autografare il disco e fare le foto con il gruppo (si, i selfie nell'89).
Ecco, per me l'hardcore era che la gente sopra al palco e quella sotto il palco erano uguali, tutti gli stessi stronzi a fare una roba che era nostra e fatta come volevamo noi.
Le stronzate da star come gli autografi non potevano esistere. Chiedete a qualunque collezionista se ha un disco di hardcore italiano autografato. Se ce l'ha se l'è fatto autografare dopo, con il gruppo sciolto e il cantante ubriaco al bar, che ti fa uno sgorbio per scavarti via dal cazzo.
Quella roba che vedevo (e che lasciava un po' perplessi pure gli YOT, a dire il vero), quelle scene da fanboy, l'idolatria per una band, furono la cosa che mi spinse inizialmente a prendere in mano gli spray e ad ascoltare di più sta roba del rap che girava tra i miei fratelli degli LHP.
Quella cosa che vedevo dietro al banchetto del merch, sul lato del capannone del Leo, verso la scaletta che portava al "bar dei vecchi", non era più la storia mia.
All'hardcore ci sarei rimasto in mezzo ancora per anni, del resto la Whip la creammo anche per quello, per cercare di tenere acceso ciò che ci aveva bruciato dentro per anni, ma era sempre meno un'esigenza vitale e sempre più solo un genere musicale.
Per molti con 5-10 anni meno di me era l'inizio di qualcosa di nuovo, magari qualcosa di loro.
Ma non era più cosa mia, toccava farsene una ragione.



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