Bambole di Pezza, Motorama, Roipnol Witch, Queen Bee
Transilvania Live, Milano, 1 ottobre 2003
"This time, just the girls!", come diceva quello la.
E solo donne c'erano sul basso palco pentagonare del locale noto per l'arredo da film horror pecoreccio anni 70 che avrebbe fatto vergognare Jesse Franco.
Ad essere onesto la serata è stata ben lontana dall'essere esaltante.
Voglio dire, rispetto a molti di questi gruppi, pure un quartetto di zappaterra come le Donnas avrebbe fatto una discreta figura.
Proprio le Donnas dovevano essere l'ultimo gruppo della serata ma, causa slegamento di un legamento, un gomito che fa contatto col piede, grave infortunio alle ciglia e uso improprio della vanga per ritorno ad attività a lei più congenita, la chitarrista, o la batterista, o la bassista, non erano in grado di suonare (e qui ci starebbe bene la battutona, ovvia e scontata, che avrete pensato anche voi, ma la lasco tra le righe nella sua ovvia scontatezza).
Io, intanto piazzo il mio tavolo di poster Firehouse, libri e altro in un angolo dove non vengo cagato da nessuno. Giunto alla vendita di 1 libro e 1 poster mi caco il cazzo, smonto il banco e mi godo il concerto.
Le prime a salire sul palco sono un gruppo di cui non ricordo il nome. Se lo leggete nel titolo è solo perchè prima di postare ho dato un'occhiata al giornale di ieri per aggiungerlo, ma scordatevi che cancello queste tre/quattro righe di testo per questo motivo. Il nome del gruppo l'ho dimenticato, ma pure la loro musica era assolutamente dimenticabile (ecco perché non ho cancellato le righe di cui sopra, se no non mi riusciva il sottile gioco di parole). Qualcuno lo chiamerebbe lo-fi, ma le bands lo-fi sono assolutamente ultratecniche al confronto.
Se qualcuna delle musiciste (ehm) del gruppo è anche lettrice del mio blog non se la prenda. Pure io ero un cane quando avevo il mio gruppo punk/hc, ma ho trovato la soluzione: ho smesso e fatto dell'altro.
Il secondo gruppo, Roipnol Witch, qualche segno l'ha lasciato, non solo perché ne ricordo il nome: hanno fatto una cover di Bjork.
Ora, il piccolo troll islandese ha una voce MOLTO particolare. Si, anche lei cantava in un gruppo punk a 18 anni. Ma lei è intonata.
Insomma: base ritmica fuori tempo, chitarra che entra quando cazzo gli pare, voce alternata tra lo stonato e il monocorde. Per 2 pezzi poteva essere divertente, oltre i 5 minuti somatizzo.
La scena cult è stata però alla cassa del locale, dove si è presentato un signore sui 45-50 anni dicendo "Sono il padre di una ragazza delle Roipnol. Devo portarla a casa che domani ha scuola".
Le romane Motorama hanno risollevato il livello della serata. Sempre lo-fi, senza basso, ma capaci di tenere il tempo e produrre un onesto punk grezzo e minimale.
A mio parere fanno un genere musicale in cui non bisognerebbe mai suonare più di mezz'ora (anzi, meno!). A forza di minimale i pezzi si assomigliano tutti prima o poi.
Comunque, anche se non mi strappo i capelli (beh, se gli avrebbi lo fassi!), assolutamente apprezzabili.
A chiudere la serata, headliner di riserva, le Bambole di Pezza.
Le Bambole sono uno di quei gruppi amati o odiati. Forse perché si sono fatte intervistare su Sorrisi e Canzoni, forse per aver suonato di supporto a gruppi di fama americani. A mio parere, hanno messo in moto un hype maggiore delle loro effettive qualità.
Insomma, musicalmente fanno un punk tra Ramones, 77 e punk da hit parade, una specie di lollipop punk ruvido. La chitarrista, diversamente dalla maggior parte dei gruppi italiani, ama parlare e dire qualcosa al microfono che sia più che una basica presenatazione del pezzo. Quando, però, si avventura in discorsi lunghi e nell'espressione di concetti articolati (complici forse le birre e la bottiglia di vinello bianco del trentino che si stava bevendo con Martin dei Rifiuti) inciampa in construzioni fantasiose della lingua italiana, che non sfigurerebbero in un'edizione dedicata al rock di "Io speriamo che me la cavo".
Va detto, a parziale discolpa di tutti i gruppi, che l'impianto audio faceva schifo, che il mixerista si ricordava di alzare alcuni microfoni solo a metà pezzo, che l'ampli della chitarra funziona solo se inserisci bene il jack e che le luci colorate che si muovono vanno bene solo se c'è qualcuno che le controlla, se no metti 4 spot fissi puntati sul gruppo e stop.
Alla fine, a cosa serve un concerto come questo? Non certo a far cambiare idea a chi pensa che punk e hc siano generi testosterone only. Non certo a "sdoganare" (se mai ci fosse bisogno) il punk femminile.
Voglio dire da Patti Smith, Blondie, Avengers, Siouxie, Poly Styrene nel 77, alle eroine 80's come Yvonne Ducksworth dei Jingo De Lunch e le misconosciute olandesi NogWat, al Riot di L7, Lunachicks e socie degli anni 90, alle ultime leve del punk femminile del XXI secolo, le donne non devono dimostrare nulla nè essere sdoganate in qualunque scena.
Certo, nella scena punk italiana ci sono percentualmente poche donne, quindi anche meno gruppi. Ma se, salvo poche eccezioni, i gruppi femminili italiani esprimono poche idee, poca originalità e la capacità di sbagliare pure i famosi "tre accordi" del punk...
Non vorrei sembrasse che sono pregiudizialmente contro ai gruppi punk femminili italiani, infatti penso pure che il 99% dei gruppi punk maschili italiani abbia poche idee e poca originalità (magari in percentuale maggiore azzeccano i 3 accordi!).
Solo che è ora di sfanculare le scuse del cazzo. Se suoni male e il poco che suoni è copiato e senza idee il tuo gruppo fa schifo, indipendentemente da quello che tieni in mezzo alle gambe.
Transilvania Live, Milano, 1 ottobre 2003
"This time, just the girls!", come diceva quello la.
E solo donne c'erano sul basso palco pentagonare del locale noto per l'arredo da film horror pecoreccio anni 70 che avrebbe fatto vergognare Jesse Franco.
Ad essere onesto la serata è stata ben lontana dall'essere esaltante.
Voglio dire, rispetto a molti di questi gruppi, pure un quartetto di zappaterra come le Donnas avrebbe fatto una discreta figura.
Proprio le Donnas dovevano essere l'ultimo gruppo della serata ma, causa slegamento di un legamento, un gomito che fa contatto col piede, grave infortunio alle ciglia e uso improprio della vanga per ritorno ad attività a lei più congenita, la chitarrista, o la batterista, o la bassista, non erano in grado di suonare (e qui ci starebbe bene la battutona, ovvia e scontata, che avrete pensato anche voi, ma la lasco tra le righe nella sua ovvia scontatezza).
Io, intanto piazzo il mio tavolo di poster Firehouse, libri e altro in un angolo dove non vengo cagato da nessuno. Giunto alla vendita di 1 libro e 1 poster mi caco il cazzo, smonto il banco e mi godo il concerto.
Le prime a salire sul palco sono un gruppo di cui non ricordo il nome. Se lo leggete nel titolo è solo perchè prima di postare ho dato un'occhiata al giornale di ieri per aggiungerlo, ma scordatevi che cancello queste tre/quattro righe di testo per questo motivo. Il nome del gruppo l'ho dimenticato, ma pure la loro musica era assolutamente dimenticabile (ecco perché non ho cancellato le righe di cui sopra, se no non mi riusciva il sottile gioco di parole). Qualcuno lo chiamerebbe lo-fi, ma le bands lo-fi sono assolutamente ultratecniche al confronto.
Se qualcuna delle musiciste (ehm) del gruppo è anche lettrice del mio blog non se la prenda. Pure io ero un cane quando avevo il mio gruppo punk/hc, ma ho trovato la soluzione: ho smesso e fatto dell'altro.
Il secondo gruppo, Roipnol Witch, qualche segno l'ha lasciato, non solo perché ne ricordo il nome: hanno fatto una cover di Bjork.
Ora, il piccolo troll islandese ha una voce MOLTO particolare. Si, anche lei cantava in un gruppo punk a 18 anni. Ma lei è intonata.
Insomma: base ritmica fuori tempo, chitarra che entra quando cazzo gli pare, voce alternata tra lo stonato e il monocorde. Per 2 pezzi poteva essere divertente, oltre i 5 minuti somatizzo.
La scena cult è stata però alla cassa del locale, dove si è presentato un signore sui 45-50 anni dicendo "Sono il padre di una ragazza delle Roipnol. Devo portarla a casa che domani ha scuola".
Le romane Motorama hanno risollevato il livello della serata. Sempre lo-fi, senza basso, ma capaci di tenere il tempo e produrre un onesto punk grezzo e minimale.
A mio parere fanno un genere musicale in cui non bisognerebbe mai suonare più di mezz'ora (anzi, meno!). A forza di minimale i pezzi si assomigliano tutti prima o poi.
Comunque, anche se non mi strappo i capelli (beh, se gli avrebbi lo fassi!), assolutamente apprezzabili.
A chiudere la serata, headliner di riserva, le Bambole di Pezza.
Le Bambole sono uno di quei gruppi amati o odiati. Forse perché si sono fatte intervistare su Sorrisi e Canzoni, forse per aver suonato di supporto a gruppi di fama americani. A mio parere, hanno messo in moto un hype maggiore delle loro effettive qualità.
Insomma, musicalmente fanno un punk tra Ramones, 77 e punk da hit parade, una specie di lollipop punk ruvido. La chitarrista, diversamente dalla maggior parte dei gruppi italiani, ama parlare e dire qualcosa al microfono che sia più che una basica presenatazione del pezzo. Quando, però, si avventura in discorsi lunghi e nell'espressione di concetti articolati (complici forse le birre e la bottiglia di vinello bianco del trentino che si stava bevendo con Martin dei Rifiuti) inciampa in construzioni fantasiose della lingua italiana, che non sfigurerebbero in un'edizione dedicata al rock di "Io speriamo che me la cavo".
Va detto, a parziale discolpa di tutti i gruppi, che l'impianto audio faceva schifo, che il mixerista si ricordava di alzare alcuni microfoni solo a metà pezzo, che l'ampli della chitarra funziona solo se inserisci bene il jack e che le luci colorate che si muovono vanno bene solo se c'è qualcuno che le controlla, se no metti 4 spot fissi puntati sul gruppo e stop.
Alla fine, a cosa serve un concerto come questo? Non certo a far cambiare idea a chi pensa che punk e hc siano generi testosterone only. Non certo a "sdoganare" (se mai ci fosse bisogno) il punk femminile.
Voglio dire da Patti Smith, Blondie, Avengers, Siouxie, Poly Styrene nel 77, alle eroine 80's come Yvonne Ducksworth dei Jingo De Lunch e le misconosciute olandesi NogWat, al Riot di L7, Lunachicks e socie degli anni 90, alle ultime leve del punk femminile del XXI secolo, le donne non devono dimostrare nulla nè essere sdoganate in qualunque scena.
Certo, nella scena punk italiana ci sono percentualmente poche donne, quindi anche meno gruppi. Ma se, salvo poche eccezioni, i gruppi femminili italiani esprimono poche idee, poca originalità e la capacità di sbagliare pure i famosi "tre accordi" del punk...
Non vorrei sembrasse che sono pregiudizialmente contro ai gruppi punk femminili italiani, infatti penso pure che il 99% dei gruppi punk maschili italiani abbia poche idee e poca originalità (magari in percentuale maggiore azzeccano i 3 accordi!).
Solo che è ora di sfanculare le scuse del cazzo. Se suoni male e il poco che suoni è copiato e senza idee il tuo gruppo fa schifo, indipendentemente da quello che tieni in mezzo alle gambe.
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